Entrati nell’Archivio capitolare Lateranense – è possibile prendere appuntamento e visitarlo in orari prestabiliti – ci si può svagare nella lettura dei più disparati documenti inerenti la storia del capitolo. Uno di questi, balzato sotto gli occhi di un ricercatore di Oxford, reca la data “ottobre 1716”. Si tratta di una petizione firmata e sottoscritta da un parroco romano, tale Antonio Piervenanzi, il quale chiede al papa se fosse mai possibile indossare una parrucca “leggera, di colori naturali, con tonsura e senza riccioli” vista la sua calvizie avanzata. In sé per sé la lettera non sorprende, ma ragionandoci un po’ più a fondo, si può arrivare alla seguente domanda: perché un prete del primo Settecento si sente in dovere di chiedere alla massima autorità cattolica se gli è permesso l’utilizzo di un posticcio? Le parrucche rappresentavano un problema per la Chiesa di Roma? In che modo esattamente?
Bisogna calare l’istanza del povero Pievenanzi nel contesto dell’epoca. Se pensate ai più iconici e influenti personaggi del XVII-XVIII secolo, essi appaiono nelle nostre menti con questi capelli finti, acconciati a seconda della moda corrente, fieri nello sguardo, ancor più nel portamento. I nomi si sprecano: dal Re Sole Luigi XIV alla controversa Maria Antonietta, passando per compositori e filosofi del calibro di Johann Sebastian Bach e Voltaire, e via discorrendo. Ad un certo punto si impose un codice sociale non scritto per il quale più una parrucca appariva estroversa ed elaborata, maggiore era il prestigio di chi se ne cingeva il capo.
Il mondo cristiano non ne rimase fuori. Noti erano i vescovi anglicani per la loro tendenza ad indossare lunghe e ricciolute parrucche. Diverso era il discorso per i cattolici. In Francia, ma soprattutto in Italia, la Chiesa portò avanti una propria battaglia contro l’utilizzo delle parrucche; ciò a partire dai primi del Settecento, anche se provvedimenti sul tema lo Stato Pontificio non mancò di prenderli in anni più remoti. Ma se volessimo rintracciare il vero e proprio primo “persecutore” ad indossare la tiara papale, bisogna soffermarsi sulla persona di Benedetto XIII (1724-1730), al secolo Pietro Francesco Orsini. L’ex arcivescovo di Benevento era un benedettino fatto e finito. Ah, era completamente calvo. L’avversione nei confronti delle parrucche probabilmente era una questione personale.
Benedetto XIII pose la sua persona e la sua autorità in prima linea nella lotta alle parrucche per i “disvalori” che quest’ultime rappresentavano. Chi le indossava appariva agli occhi della gerarchia ecclesiastica come vanitoso, eccentrico, assolutamente inappropriato. Gli uomini di chiesa erano bravissimi a rintracciare nei versi neotestamentari parabole e insegnamenti validi per l’epoca. Se pensate che la questione parrucca non cadesse in questo calderone, beh, pensate male.
Prima lettera di Paolo ai Corinzi: “L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo”.
Non serve mica un genio per intuire la facilità con la quale Roma interpretò a proprio favore un simile passo. Anzitutto sono gli uomini, non le donne, a dover entrare in chiesa col capo scoperto. E la parrucca non era da considerarsi un copricapo? Con quale faccia un prete, mettiamo un Antonio Piervenanzi di San Benedetto in Piscinola, si poneva di fronte all’altare e pronunciava i sacramenti indossando una vistosa e impudica parrucca?
Papa Benedetto XIII ci andò giù pesante: in poco meno di cinque anni emanò tre editti a condanna della succitata moda. Nei fatti i chierici che finivano per seguirla, se colti in flagranza in prossimità di uno spazio sacro, rischiavano 15 giorni di carcere pontificio, una multa e il divieto d’ufficio. Fatta la legge, trovato l’inganno. In che modo la gendarmeria del papa fece rispettare il nuovo regolamento? Semplice, non lo fece. Troppo complicato; inoltre la tendenza della capigliatura finta aveva preso piede in tutti i buoni salotti romani. Non era materialmente possibile punire chiunque fra il ceto benestante osasse indossare parrucche (compresi gli uomini di chiesa).
Che ne fu della petizione di Piervenanzi? Ovviamente la Santa Sede la respinse, tuttavia l’ostinata resistenza cattolico-romana aveva i giorni contati. Con l’elezione di papa Benedetto XIV (1740-1758) si optò per una normalizzazione della tematica. Per il Papa illuminato non cadeva nel peccato chi, come il povero prete autore della supplica, indossava una parrucca per ragioni mediche. Al contrario era da condannare chi troppo si preoccupava di un moralismo estetico fine a se stesso.
Detto ciò, la controversia sul buoncostume – secondo l’ottica pontificia – si risolse da sola. Come tutte le mode passate, presenti e future, quella delle parrucche terminò con la Rivoluzione francese. E se ve lo steste chiedendo dall’inizio di questo articolo, vi dico che sì, ci fu un vicario di Cristo ad indossare una parrucca. Si trattò di Pio VI, papa dal 1775 al 1799.