Almanacco del 12 dicembre, anno 1969: scoppia una bomba a Piazza Fontana, la morte imperversa e spaventa. Era l’inizio degli Anni di Piombo, l’Italia entrava in una spirale di odio e violenza che caratterizzerà tutto il dopoguerra fino ad anni molto vicino a noi. Secondo alcuni sarà “La madre di tutte le stragi“, una definizione che ben rievoca quel periodo nefasto della Repubblica Italiana.
Prima di parlare di nello specifico degli attentati plurimi di quel giorno, è necessaria una contestualizzazione sul periodo, già trattato in separata sede. In breve, in questa data, comincia la Strategia della tensione, ovvero una serie di continui attentati per screditare la sinistra e tenerla il più lontano possibile dalle istituzioni democratiche per diversi anni. Anni convulsi, confusi e pieni di morte.
Quel 12 dicembre, in appena 53 minuti, ci furono ben 5 attentati contemporanei, 3 a Roma, 2 a Milano, cuori pulsanti della vita economica e politica della Penisola. Presso la Banca Nazionale del Lavoro, a San Basilio, ci furono 16 feriti. Contemporaneamente delle esplosioni colpivano anche Piazza Venezia e l’Altare della Patria, in tutto saranno 18 i feriti nella Capitale.
Spostandoci a Milano invece, la seconda bomba si trovava a via Della Scala, rimasta per fortuna inesplosa. Ma l’attentato più noto, e di conseguenza più conosciuto, fu quello presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, locata appunto presso Piazza Fontana. I dati qui sono tragicamente più elevati: ben 17 morti ed 88 feriti.
Subito la colpa si ricercò a sinistra, addirittura fra gli anarchici, in un nome passato tristemente alla storia: Giuseppe Pinelli. Dopo ore di interrogatorio cadde misteriosamente dalla finestra della questura meneghina. Questa azione la pagherà con la stessa vita il commissario Calabresi, per una vendetta compiuta anni dopo a favore di Pinelli. Ma dovranno passare ancora diversi decenni e si dovranno superare non pochi depistaggi per arrivare alla verità.
Alla fine, solo nel 2005, la Corte di Cassazione condannò definitivamente Carlo Digiglio, detto “Zio Otto“, terrorista di estrema destra della cellula di Ordine Nuovo. I legami internazionali e le connivenze istituzionali e dei servizi segreti rimangono ancora temi scottanti e sono polvere sotto al tappeto della “Prima Repubblica“, che di acari ne ha nascosti, eccome se ne ha nascosti.