Fotografia di Rodrigo Abd, città di Idlib, Siria nord-occidentale, marzo 2012. Lacrime siriane, lacrime di un popolo che non conosce altro che guerra e distruzione da più di un decennio. È evidente quanto sia compromessa la situazione in Medio Oriente, con il progressivo riaccendersi di conflitti mai davvero sopiti. La Siria è tornata, suo malgrado, agli onori della cronaca esattamente per questo motivo. Eppure il contesto siriano può definirsi aspro, complesso e soggetto a repentini sviluppi da tanto, troppo tempo. Chi ha saputo raccontare al mondo gli avvenimenti che hanno contraddistinto le varie Damasco, Aleppo, Hama, la stessa Idlib, è stato Rodrigo Abd. Su uno dei suoi scatti più iconici vorrei attirare la vostra attenzione.
Questi che notate sono gli occhi di una donna, di una moglie e di una madre. Lei si chiama Aida, ma potrei utilizzare il verbo “chiamare” all’imperfetto, perché della sua storia, di quel che è stato e di quel che sarà, non c’è niente di certo, se non un nome, un’etichetta e una condizione – disperata come ben si comprende. Lacrime siriane, le ho definite in apertura, perché nelle parole di Abd quella di Aida è l’esternazione di un dolore condiviso, quello della popolazione civile siriana.
Nella fotografia, anzi, nelle fotografie di Rodrigo Abd non ci sono preferenze, prese di posizioni, non esiste una propaganda a favore dei ribelli, dei governativi di Bashar al-Assad, dei curdi e così via. Nulla di tutto ciò; solo nuda e cruda afflizione palesata da una donna come Aida che ha perso la famiglia in un bombardamento e neppure lo sa.
Abd ha commentato più volte le fotografie di quella primavera del 2012, quando la guerra civile era scoppiata da un anno esatto. In un’intervista rilasciata alla BBC nel 2013, Abd raccontò della sua prima esperienza in Siria, delle motivazioni profonde che lo condussero in Medio Oriente, di ciò che il suo sguardo ha provato a scansare, lasciando il fardello all’obiettivo della macchina fotografica.
La Siria è la patria dei nonni di Rodrigo Abd, il quale è argentino di nascita. A 36 anni, nel febbraio del 2012, in qualità di fotoreporter per l’Associated Press decise di attraversare la frontiera turco-siriana. Lo fece consapevole degli orrori e del dramma che avrebbe incontrato. Dramma come quello di Aida, sulla quale successivamente Abd spese le seguenti parole:
«La portarono in ospedale mentre era ancora priva di coscienza. Alcuni uomini che tutto erano tranne che medici la misero in una stanza. Fecero entrare le sue tre figlie, anche loro coperte di sangue e polvere. Fu una situazione orribile. Chiesi ad un presente quale fosse la situazione; lui mi disse come il marito e i suoi due figli erano morti sotto le macerie di un palazzo, finito purtroppo sotto il bombardamento dell’esercito siriano. Aida si risvegliò dopo qualche minuto e pianse, pur non conoscendo ancora il fatale destino del marito e dei figli…».