Finalmente è stato svelato uno dei grandi misteri della storia. O meglio: i ricercatori sono finalmente riusciti a dare un senso logico a quella lettera che Ottone il Grande scrisse in omaggio alla sua defunta regina inglese. Tutto merito del riesame del documento che ha permesso di datare correttamente lo scritto.
L’amore di Ottone il Grande per la sua regina
In questa lettera, finora datata al 942 d.C., ecco che si legge come Ottone I, meglio noto come Ottone il Grande, sovrano del regno germanico dei Franchi orientali, donò una grande tenuta a una chiesa del villaggio di Valareslebo (l’attuale Fallersleben).
Ottone spiega che l’atto era necessario per garantire la “salvezza dell’anima” della sua amata moglie Edith, in precedenza Edith d’Inghilterra, la quale lo aveva sposato diventandone la regina quando Ottone era salito al trono nel 936.
Nella lettera Ottone dichiara anche la sua speranza che tale dono avrebbe assicurato benedizioni per Liudolf, l’unico figlio di Ottone ed Edith. Apparentemente non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che la lettera è del 942 e che, in teoria, la moglie nel 942 era ancora viva. Dunque perché pregare per l’anima di una persona ancora viva?
Questo deve essersi chiesto Levi Roach, professore presso l’Università di Exeter ed esperto di Storia medievale dell’Europa occidentale. Così si è messo a esaminare il documento e ha scoperto che nelle dichiarazioni di Ottone non c’era nulla di strano. E questo perché la prima datazione della lettera era sbagliata. Il documento, infatti, non è stato scritto da Ottone nel 942, quando la moglie era ancora viva, bensì nel 950, quattro anni dopo la tragica e improvvisa morte di Edith.
Il professore in realtà stava esaminando una raccolta di più di 500 documenti relativi a Ottone, quando si è reso conto di quella incongruenza trascurata da altri studiosi che avevano esaminato la lettera in precedenza.
Il problema è che la datazione dei documenti del Medioevo non è così facile come si pensa. Questo perché all’epoca non si usava ancora il calendario gregoriano. La lettera è stata redatta da un notaio reale e, secondo la data impressa nella prima pagina, ciò accadde nel 966.
Visto che Ottone il Grande all’epoca deteneva il titolo di Sacro Romano Imperatore e non di semplice re, ecco che alcuni esperti avevano liquidato il documento come falso. Ma tutto cambiò quando lo storico medievale Theodor Sickel, esaminandolo meglio, lo datò al 942, dimostrando che la data del 966 non era vera.
Roach ha anche spiegato che non si tratta neanche di un documento reale standard. Il passaggio in merito alla salvezza delle anime, con la forte enfasi sulla moglie e sul figlio, è fuori dall’ordinario. Ma si pensava che tutto ciò si riferisse a qualche forma di malattia non documentata di Edith, magari un aborto.
Ma la nuova datazione rovescia del tutto la situazione e tutto ha più senso. Ottone era devastato dalla perdita dell’amata moglie e si preoccupava del benessere del figlio, sedicenne al momento della morte della madre nel 946.
Esaminando attentamente la lettera, Roach ha scoperto che lo scrivano era un notaio di Magdeburgo. Mettendolo a confronto con un altro documento scritto dal medesimo scrivano, tutto combaciava, dalla calligrafia alla punteggiatura. Ma anche questo secondo documento portava la data del 966. Solo che aveva anche un’altra data nel testo: nel secondo documento si legge che risaliva al 14esimo anno del regno di Ottone.
Il che vuol dire che il documento risaliva al 950, non al 966. Da tale prova Roach ha dedotto che i due documenti facevano parte di una serie scritta nel 950. La data del 966, invece, probabilmente la aggiunsero in un secondo momento e si riferisce o a quando archiviarono i documenti o quando li trasferirono da una sede all’altra.