Composta principalmente tra il 1802 e il 1804, la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55, comunemente nota come Sinfonia Eroica, rappresenta uno dei massimi capolavori di Ludwig van Beethoven. L’Eroica rappresenta un momento di rottura dell’ordinaria forma sinfonica. Un distacco netto da quelli che erano i paradigmi musicali precedenti, inerenti la lunghezza, l’armonia, persino il contenuto emotivo e simbolico. Mettiamola così: con la Sinfonia n.3 Beethoven pose una pietra miliare nella transizione fra musica classica e musica romantica.
Per quanto essenziale sia la comprensione dell’opera nella sua totalità, in questa sede interessa un “piccolo” dettaglio – che tanto piccolo non è, visto il calibro dei personaggi di cui si discute – che a molti, ancora oggi, nell’immediato presente, non risulta ben chiaro. Cosa nota e stranota è l’intento prettamente artistico del compositore natio di Bonn; lo dice il nome: con la Sinfonia Eroica Beethoven rende esplicita la sua volontà nell’esaltare l’audacia, la grandezza e la nobiltà d’animo dell’uomo, anzi, di un uomo. Non uno qualunque, è giusto anticiparlo.
Pensate per un attimo agli anni in cui Beethoven compone la sinfonia… Eh già, siamo nei primi dell’Ottocento e in giro per il Vecchio Continente viaggiano gli ideali della Rivoluzione, gentilmente veicolati da un signore con la sciabola costantemente sguainata, un corso che di nome fa Napoleone e di cognome Bonaparte. Un po’ come la gran parte degli intellettuali intrisi degli ideali illuministi ma dal fuoco interiore passionalmente romantico, Beethoven vedeva in Napoleone l’uomo destinato a stravolgere gli schemi arcaici e vetusti dell’Europa d’antico regime. Per dirla in termini hegeliani, il generale francese appariva agli occhi del compositore tedesco come l’uomo in grado di “cavalcare lo spirito del mondo”. L’infatuazione, per quanto emblematica, sarebbe durata poco.
Si sarà capito da questo assunto come, almeno inizialmente, Beethoven dedicò la sua Sinfonia Eroica all’allora primo console. Due anni dopo il mondo osò rovesciarsi, con tutta l’amarezza che ciò comportò al cuore del compositore. L’8 dicembre 1804 la Francia divenne un impero con al vertice un augusto, Napoleone chiaramente. Un tradimento agli ideali di libertà ed eguaglianza avanzati dalla Rivoluzione, la stessa che era stata in grado di abbattere la tirannia dei pochi ad esclusivo vantaggio dei tanti, disconosciuta dal suo più grande rappresentante. Beethoven provò esattamente queste sensazioni. Mosso da un impeto di sdegno strappò il frontespizio della Sinfonia Eroica, in cui si trovava la dedica al novello imperatore dei francesi.
Il biografo, collega e segretario di Beethoven, Ferdinand Ries, si espresse così sulla contingenza:
«Scrivendo questa sinfonia, Beethoven aveva pensato a Bonaparte, ma a Bonaparte mentre era Primo Console. Non solo io […] vidi questa sinfonia sul suo tavolo, splendidamente copiata in manoscritto, con la parola “Bonaparte” incisa in cima al frontespizio e “Ludwig van Beethoven” in fondo… Fui il primo a dargli la notizia che Bonaparte si era dichiarato Imperatore. Al che scoppiò in rabbia ed esclamò: “Quindi non è altro che un comune mortale! Ora calpesterà tutti i diritti dell’Uomo, asseconderà solo la sua ambizione. Ora si riterrà superiore a tutti gli uomini, diventerà un tiranno!” Beethoven andò al tavolo, afferrò la parte superiore del frontespizio, la strappò a metà e la gettò sul pavimento. La pagina dovette essere ricopiata, e fu solo allora che la sinfonia ricevette il titolo Sinfonia Eroica».
Quando gli animi ribollenti finalmente si calmarono, Beethoven cambiò il dedicatario, individuandolo nel principe boemo Joseph Franz Maximilian von Lobkowicz. Il nobile principe di Lobkowicz era un amante della musica, violinista dilettante ma, cosa più importante, patrocinatore di Beethoven. L’aristocratico ospitò nel suo palazzo la prima esecuzione della Sinfonia n.3, questo il 9 giugno 1804. Mentre la prima pubblica avvenne quasi un anno dopo, il 7 aprile 1805, sotto la direzione del compositore tedesco.