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Eliogabalo e l’influenza delle donne imperiali nella dinastia dei Severi

Torniamo a parlare dell’imperatore Eliogabalo e, in generale, della dinastia dei Severi, perché qui le donne imperiali (madri, mogli e figlie di questi augusti), ebbero un ruolo importante nel governo di Roma e dei suoi vasti domini. La loro influenza e potere nella dinastia dei Severi determinò letteralmente il corso della storia.

Il potere delle donne imperiali ai tempi di Eliogabalo

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Crediti foto: @Henri-Paul Motte (1846-1922), Public domain, via Wikimedia Commons

All’epoca furono le donne della famiglia Giulia di Emesa (quella che è l’attuale Homs in Siria) a influenzare pesantemente il governo dell’Impero romano. Soprattutto quelle sposate con la dinastia dei Severi, ottennero un potere immenso.

Come spiega Cassio Dione, già Giulia Domna, la moglie dell’imperatore-generale Settimio Severo, non solo praticamente esercitò un potere enorme durante l’impero del marito, ma si occupò anche di supervisionare attivamente e pubblicamente la gestione quotidiana dell’impero durante il regno di suo figlio.

E chi era suo figlio? Beh, quell’imperatore leggermente squilibrato (secondo la storiografia senatoriale) che risponde al nome di Caracalla. Il suo governò, a dire il vero, durò solo 5 anni, ma fu più che sufficiente. Certo, promulgò la Constitutio Antoniniana, estendendo la cittadinanza romana in tutto l’Impero romano, intraprese campagne in Oriente, aumentò la paga all’esercito (assecondando l’auspicio del padre sul letto di morte), ma assassinò pure il suo co-imperatore, il fratello minore Geta, trucidando tutti i suoi sostenitori e le loro famiglie.

Regno e vita breve per Caracalla, assassinato nel 217 d.C. E la stessa Giulia Domna morì poco dopo. Fine della dinastia dei Severi? Non proprio. Dopo l’assassinio di Caracalla, Macrino, uno uomo senza alcun status senatorio, ma nominato prefetto del pretorio dallo stesso Caracalla, riuscì a convincere l’esercito a dichiararlo imperatore.

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Crediti foto: @Lawrence Alma-Tadema , Public domain, via Wikimedia Commons

Ma le donne imperiali superstiti non erano dello stesso avviso. Giulia Mesa, sorella maggiore di Giulia Domna, prese le redini della situazione e restaurò il trono imperiale. Come? Insieme alle due figlie, Giulia Soemia e Giulia Mamea, convinse le truppe siriane a dichiarare imperatore suo nipote, il figlio di Giulia Soemia.

Eliogabalo, questo il nome del nipote di Giulia Mesa, era un membro minore della linea imperiale dei Severi. In realtà il suo nome era Sesto Vario Avito Bassiano, ma tutti lo chiamavano con il soprannome di Eliogabalo perché era anche il sommo sacerdote ereditario del dio sole El-Gabal, venerato in Siria.

Eliogabalo era cugino di primo grado di Carcalla e la sua pretesa al trono era alquanto labile. Ma Giulia Mesa, donna assai ambiziosa, fece circolare delle voci secondo il quale Eliogabalo era il figlio illegittimo di Caracalla. Vista la fama di Caracalla, le voci in teoria avrebbero avuto poco credito, ma per qualche misterioso motivo tutti ci credettero e l’esercito siriano giurò fedeltà a Eliogabalo. Forse anche il fatto che quest’ultimo assomigliasse al cugino ebbe il suo peso.

Comunque sia, l’esercito si mise in marcia contro Macrino, considerato dai rivali un usurpatore. Durante la battaglia di Antiochia, nella moderna Turchia, Macrino fu catturato e giustiziato. Così, a soli 14 anni, Eliogabalo fu proclamato imperatore.

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Crediti foto: @Classical Numismatic Group, Inc.

A controllare il potere reale era Giulia Mesa, ma Eliogabalo cercò di affermarsi come imperatore. In modo alquanto peculiare, diciamo, visto che pensò bene di profanare e sposare una Vergine Vestale, trasformò il Foro Imperiale in una specie di bordello all’aperto e ordinò ai cittadini di venerare una pietra nera conica. Che fine fece Eliogabalo? Assassinato pure lui, ma non prima di aver adottato il cugino Alessandro, figlio di Giulia Mamea.

Anche lei regnò in nome del figlio di 14 anni e meritò il titolo di consors imperii, una qualifica che di fatto la rendeva parte associata del comando. Nonostante tutto il loro potere, però, sia Giulia Mamea che Giulia Soemia furono condannate alla damnatio memoriae. Perché talvolta, a grandi poteri si accompagnano grandi cadute.