E se le cinture di castità fossero un’altra inesattezza storica? Beh, a quando pare quelle cinture di castità che nell’immaginario collettivo servivano ai cavalieri medievali per serrare a chiave le parti intime, diciamo così, delle loro amate, beh, non erano esattamente quello che abbiamo sempre pensato.
Cosa c’è di vero dietro le cinture di castità?
In realtà, se ci fossimo soffermati a riflettere un po’, avremmo potuto intuire che qualcosa non quadrava. Non che non esistessero le cinture di castità nel Medioevo: ci sono esempi concreti di esse. Il problema è il mito che gli abbiamo costruito intorno che, per gli studiosi moderni, è pura fantascienza.
Tutte le fonti rimaste descrivono le cinture di castità nello stesso modo. Si parla di un dispositivo metallico che si chiudeva attorno ai genitali delle donne per garantirne l’astinenza. Alcune erano dotate di cinture di cuoio da legare in vita, altre avevano addirittura degli spuntoni per allontanare i malintenzionati.
Pur esistendo prove di cinture di castità risalenti al 1400, alcuni storici hanno sostenuto che questi primi riferimenti erano puramente metaforici. In effetti, accessori del genere, avrebbero comportato tutta una serie di problemi:
- scarsità di igiene;
- una cintura di metallo stretta in vita alla lunga avrebbe creato tagli e lesioni alla persona che la indossava;
- il metallo si sarebbe inevitabilmente arrugginito causando infezioni mortali a chi lo indossava;
- anche i modelli con cinghie o fodere di pelle e velluto avrebbero dovuto essere puliti di frequente. Il che voleva dire dover continuamente rimuovere lo strumento, cosa che ne avrebbe vanificato lo scopo.
Ma dunque qual è la verità dietro alle cinture di castità? Beh, secondo il British Museum la stragrande maggioranza di quelle sopravvissute e conservate ancora oggi nelle collezioni museali erano state realizzate nel XVIII e nel XIX secolo, più che altro come “curiosità per i più maliziosi o come scherzi”.
Insomma, un altro mito fantasioso come quello dei gladiatori romani che combattevano nelle arene contro i rinoceronti.