Almanacco del 17 novembre, anno 1570: una calamità si abbatté sul ducato di Ferrara, una scossa sismica della durata di due giorni che distrusse parte della città di Ferrara. Danni ingenti si registrarono nel ducato allora governato dal vassallo di papa Pio V, Alfonso II d’Este. Anni di incertezza tra scosse sismiche continue e scontri con il papato attendevano Ferrara.
La notte del 15 novembre iniziarono a registrarsi degli strani fenomeni nel cielo sopra Ferrara. Come quello delle luci telluriche, ovvero una sorte di aurora boreale nell’atmosfera mentre risalivano dal suolo delle fiamme, probabilmente a causa di piccole sacche di gas presenti. La prima scossa si ebbe però la mattina del giorno dopo, ma la scossa più intensa avvenne il giorno successivo, e causò diversi danni alle infrastrutture.
Al tempo dell’evento Ferrara era una città di medie dimensioni ma annoverava tra i suoi successi numerose battaglie e guerre recenti. Importante centro durante il Rinascimento per commercio e arti grazie al mecenatismo della famiglia Este, rifugio sicuro per ebrei e convertiti.
Con Alfonso II grande fioritura ebbe anche l’edilizia, e migliorarono le qualità abitative delle case dei ferraresi. Le scosse sismiche però non risparmiarono né le case dei popolani, né quelle dei nobili o la casa del Signore. Le mura delle chiese, così come quelle di molti altri palazzi, crollarono. Il Palazzo Estense divenne inagibile, il palazzo vescovile distrutto, le chiese di S. Paolo e S. Giovanni vennero giù. Medesima toccò a molte torri cittadine.
Il terremoto fu una sorpresa per molti studiosi del tempo, perché le circostanze dell’accaduto mettevano a dura prova i dettami della filosofia della natura. Ovvero lo studio dei fenomeni e della natura considerata dai positivisti la precorritrice della scienza naturale. Gli osservatori del tempo registrarono un sollevamento, della conca ove era sita Ferrara, poi rientrato al termine delle scosse, in parte responsabile della variazione del corso del Po.
Era il 17 novembre 1570: l’incubo per Ferrara non sarebbe cessato però quel giorno. Centinaia di sfollati tra notabili e poveri, una corte provvisoria e scosse di assestamento per i successivi quattro anni, dovette avere inizio l’opera di ricostruzione. Intanto tra i macabri spettacoli a opera dei frati Cappuccini, qualcuno iniziò a credere che quella calamità non poteva che essere una punizione divina.