Almanacco dell’8 novembre, anno 1347: Giovanni d’Aragona e Giovanna d’Angiò firmarono la pace di Catania presso il castello Ursino per porre fine al conflitto tra dinastie. L’accordo si realizzò grazie all’intervento di papa Clemente VI, ma nonostante ciò alla morte di Giovanni il parlamento siciliano non ratificò l’accordo.
Giovanna d’Angiò era l’unica discendente diretta di Roberto d’Angiò che la nominò sua erede nonostante la presenza di discendenti maschi di rami però secondari. Ella avrebbe governato autonomamente a dispetto delle opposizioni di un gremito coro maschile, tra cui capitolava anche il marito Andrea d’Ungheria. L’assassinio durante una congiura del principe aveva portato Giovanna a riparare presso Avignone da papa Clemente VI.
Giovanni d’Aragona – o anche di Sicilia – marchese di Randazzo divenne reggente del Regno di Trinacria dal 1342 al 1348, per conto del giovane Ludovico di Sicilia. Secondo la Cronaca Piniatense in cui vengono narrate le vicende dei re d’Aragona, egli era figlio di Federico III e della principessa angioina Eleonora. Alla morte del fratello Pietro II per conto del quale gestiva gli affari di Stato, subentrò come reggente assieme a Elisabetta di Carinzia per il giovane Ludovico.
Durante la sua reggenza Giovanni cercò di perseguire un percorso pacifico e pertanto divenne un abile diplomatico. Tra i suoi obbiettivi vi era quello di spegnere la ribellione che aveva dato origine a una guerra per il controllo della ricca isola.
Giovanna d’Angiò, Giovanni d’Aragona e papa Clemente VI diedero avviarono intense comunicazioni diplomatiche al fine di elaborare un trattato vantaggioso per le parti coinvolte. Il teso conteneva due punti importanti, ovvero la rinuncia degli Angioini sulla Trinacria che però, in quanto regno autonomo si sarebbe dichiarato parte del Regno di Sicilia. Nell’accordo si faceva menzione di un’alleanza a scopo militare così come di una lauto tributo annuo da versare alle casse pontificie.
L’accordo, ovvero la pace di Catania che i contendenti firmarono l’8 novembre del 1347, doveva essere ratificato dal Parlamento dell’isola. Alla morte di Giovanni per via della pestilenza nel 1348, l’assise legislativa avversa al nuovo tutore di Ludovico decise di bloccare i lavori diplomatici. Non ratificando il trattato nessuno dei benefici previsti da quella pace divenne effettivo.