Lo sappiamo: probabilmente solo un archeologo o qualcuno con una fantasia molto sviluppata potrebbe identificare in quelle linee il ritratto di un leone delle caverne. La maggior parte di noi, probabilmente, avrebbe pensato ad una semplice roccia graffiata. Eppure qualche anno fa, in Puglia, è emerso il ritratto di quello che si pensa essere l’ultimo leone europeo delle caverne, fra i più grandi felini mai esistiti (e ora estinti, come la tigre dai denti a sciabola).
Il ritratto del leone delle caverne
Il ritratto è stato trovato qualche decennio fa in Puglia, più precisamente nella Grotta Romanelli, in provincia di Lecce. Perché ci interessa un ritrovamento di ottanta anni fa? Prima di tutto perché siamo curiosi come gatti e poi perché è stato recentemente analizzato grazie alle nuove tecniche a disposizione.
Si è così visto che il ritratto risale a circa 12mila anni fa. All’epoca la Panthera spelaea era quasi del tutto estinta in Europa. Gli ultimi esemplari rimasti si trovavano, effettivamente, solo nel sud Italia.
Uno studio pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews e guidato dal Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese (insieme con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Milano, l’Università di Cagliari e l’Università di Torino), ha fornito nuove indicazioni in merito al leone.
Attualmente ospitato presso il Museo delle Civiltà di Roma, dal dipinto sono emerse raschiature sulla pietra, probabilmente collegate al lavoro di preparazione della superficie. Inoltre erano presenti tracce di pigmento rosso identificato come ocra.
Oltre al leone, sul blocco sono presenti anche la figura di un asino europeo e diverse forme e linee astratte. Questo reperto è importante in quanto rappresenta l’ultima testimonianza documentata della presenza di un leone delle caverne in Europa.
Si rivela dunque essere importante analizzare con le tecniche moderne vecchie collezioni e reperti perché si possono ottenere nuove informazioni. Per esempio, grazie a questa scoperta, ora sappiamo che il leone delle caverne nel Pleistocene aveva una distribuzione più ampia di quanto sospettato.