Molti studiosi lo considerano un’invenzione letteraria, mentre altri credono che ci sia una base storica molto affidabile dietro il ciclo di storie che riguarda il leggendario fondatore di Roma. Questa disputa divide la comunità scientifica da molti anni, recentemente la questione si è riaccesa. Questo a causa di una recente scoperta archeologica: un ciclo di statue che sembra raffigurino Romolo, risalente a circa 2600 anni fa. Quali sono le ragioni di coloro che ritengono il primo Re di Roma un’invenzione letteraria? Certamente la grandissima presenza di elementi mitici nella storia che si tramanda. Parliamo di un uomo, figlio di un Dio, che viene accudito da una lupa e che al momento della sua morte ascende al cielo.
Esistono, inoltre, altre leggende alternative sulla fondazione della città, che non ruotano attorno ad un eroe eponimo. Oltre a queste considerazioni, alcuni studiosi hanno sostenuto che la datazione archeologica di Roma non sia in linea con la presunta fondazione della città nel 753 a.C. Ma alcuni storici, invece, non scartano in toto l’esistenza di un fondatore da cui far partire la storia di Roma (Romolo, o chi per lui). Affermano che la presenza di elementi mitici, in una storia così antica, non sia un pretesto sufficiente per ritenere un fatto falso. Per quanto riguarda la leggenda della lupa, gli studiosi evidenziano un particolare. In latino, la parola ‘ lupa’ si riferisce sì all’animale, ma in senso figurato può assumere il significato di ‘prostituta‘.
Quindi, giocando su questa ambiguità, sarebbe stata in realtà una donna a raccogliere i due gemelli, non una lupa. Per quanto riguarda, invece, l’assunzione in cielo, ci sarebbe una spiegazione meno grandiosa per Romolo ma che questi studiosi ritengono assai più plausibile. Questa tesi è sostenuta già da autori, greci e latini, di epoca molto antica. Scrivevano, infatti, che molti aristocratici, stanchi della tirannia del Re, gli avrebbero teso una trappola.
Una volta ucciso il sovrano ne avrebbero smembrato il corpo che poi nascosero in varie parti della città. In questo modo, nessuno sarebbe mai riuscito a ritrovarlo. Per giustificare la sparizione del re, questi nobili dissero che l’Uomo ora si trovava tra gli Dei.