Fan della Marvel, mettete un attimo da parte i facili entusiasmi (o le asce da guerra se gli ultimi film non vi sono piaciuti): qui parliamo del vero mito del Ragnarok. Una nuova ricerca, infatti, ha suggerito che, forse, il mito del Ragnarok potrebbe essere nato a seguito di un vero disastro climatico.
La storia dietro al mito del Ragnarok
In Danimarca gli archeologi hanno trovato le prove di un disastro climatico avvenuto 1500 anni fa. E tale evento potrebbe aver influenzato il mito norreno del Ragnarok. La leggenza appare per la prima volta nell’Edda poetica del Codex Regius islandese e descrive una serie di eventi che comprendono catastrofi naturali, battaglie campali e morte di dei come Odino, Thor e Loki.
La ricerca la trovate pubblicata integralmente sull’ultima edizione del Journal of Archaelogical Science Reports. Lo studio sostiene che il mito del Ragnarok potrebbe essere ispirato a una vera catastrofe climatica che, circa 1.500 anni fa, portò a un netto declino della popolazione danese.
Analisi archeobotaniche e su isotopi stabili in resti vegetali provenienti da 39 siti dell’età del Bronzo, del Ferro e dell’età Vichinga in Danimarca hanno portato a interessanti risultati.
I dati dimostrano che, verso la metà del VI secolo d.C., si verificarono due enormi eruzioni vulcaniche nel continente americano. Queste eruzioni rilasciarono nell’atmosfera grandi quantità di cenere e anidride solforosa. Questo provoò un netto raffreddamento del clima nell’emisfero settentrionale. Anche alcuni documenti provenienti dalla Cina sostengono che in quel periodo il sole appariva pallido e freddo. Inoltre i raccolti non maturavano e le stelle rimasero oscurate per più di un anno.
I ricercatori del National Museum hanno poi condotto uno studio dendrocronologico, datando gli anelli degli alberi. Lo studio è stato fatto su campioni di quercia danese in modo da valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla crescita degli alberi fra il 300 e l’800 d.C.
Questi risultati, poi, sono stati messi a confronto con dati derivanti da carote di ghiacco della Groenlandia in modo da tenere traccia delle eruzioni vulcaniche misurando i depositi di acido solforico nelle precipitazioni.
Lo studio ha permesso di scoprire che, fra il 539 e il 541, gli anelli degli alberi presentavano un brusco calo della crescita, indice forse di un raffreddamento globale marcato. Tutto ciò ha influenzato anche la vita sociale e produttiva delle popolazioni dell’epoca. Se gli alberi non riuscivano a crescere, lo stesso succedeva per le colture. Il che vuol dire un netto calo di produzione del grano. Ma non solo: vuol anche dire persone che abbandonavano determinate aree e le foreste che riprendevano possesso di questi territori abbandonati.
Secondo i ricercatori, in Norvegia e Svezia circa la metà della popolazione sarebbe morta. E lo stesso potrebbe essere successo in Danimarca. Altre prove archeologiche indicano anche un aumento della presenza di tesori e oggetti di valore nascosti o offerti durante rituali per far tornare il sole. Questo perché le persone probabilmente temeva di star vivendo il leggendario Fimbulwinter, un lungo e rigido inverno che precede il vero e proprio Ragnarok.