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Le "bufale" del Nazionalsocialismo

Le “bufale” del Nazionalsocialismo

Chi ci legge da tempo lo sa: la più indigesta delle questioni per noi è la premeditata falsità delle notizie. Paroloni per dire “bufale“. Potrei farvi un corposo elenco delle volte in cui mi sono cimentato nella confutazione e nello smantellamento delle fake news inerenti i più disparati campi dello scibile umano. In questa sede riprendo l’argomento, ma per analizzarlo asetticamente, come lo storico (che non ho la presunzione di essere!) dovrebbe sempre fare. Il titolo parla chiaro e non è equivocabile: il Nazionalsocialismo, sin dalla sua nascita, ha fondato la sua stessa ragion d’essere su informazioni pretestuose, manipolate, se non del tutto campate in aria. Non che gli altri Stati non lo facessero, attenzione, non fraintendetemi; è altresì indubbio come nessuna delle potenze mondiali degli anni ’30 e ’40 investisse sulla macchina propagandistica in egual modo rispetto al Terzo Reich.

Le "bufale" del Nazionalsocialismo

Il suo padre-padrone (l’innominabile) era il primo a fomentare ed alimentare una simile macchina di disinformazione. Ci si avvaleva dei principali media – radio, cinema, giornali, teatri, persino cartoni animati – per veicolare messaggi distorsivi, illusori e al contempo compiacenti, confortanti. Il comune cittadino tedesco doveva sentirsi rassicurato dalle parole accuratamente scelte dal governo e dai suoi più fidati esponenti. Sulla propaganda nazionalsocialista ed i suoi strafalcioni dedicai un articolo in tempi non sospetti (eccolo se interessati), ma lasciatemi aggiungere altro.

Joseph Goebbels, ministro della propaganda e braccio destro dell’ex imbianchino austriaco, era a capo di un giocattolo non proprio economico, anzi, costoso come poche altre cose. Per intenderci, Berlino basava il flusso degli investimenti su una scala di priorità; al primo posto vi era l’industria pesante (legata a doppio filo a quella bellica). Subito dopo veniva la propaganda. Sebbene le stime varino in base ai parametri economici presi in considerazione, si può dire senza cadere in errore come la Germania nazionalsocialista spendesse in disinformazione tra il quarto di miliardo e il mezzo miliardo di dollari. Vi sento, volete un paragone, eccovi serviti: Washington destinava per lo stesso ministero non più di 30 milioni di dollari all’anno.

bufale compleanno di Goebbels

Facile immaginare l’esito di un così diabolico piano volto alla creazione di un incrollabile consenso. Il regime faceva credere che esistesse una scienza buona, razionale, logicamente fondata, ariana, e una scienza cattiva, disfunzionale, controversa, tipica della marmaglia giudaica, bolscevica o massonica. Tutti conosciamo la storia dei comunisti e dei bambini da loro divorati. Così come la maggior parte di noi conosce l’infame storiella degli ebrei che, per celebrare secondo tradizione la pasqua, dovevano sacrificare un neonato cristiano da cui ricavare il sangue, ingrediente segreto per il matzah, il pane privo di lievito. Leggenda nera che non nacque con il Reich (ne abbiamo la prova) ma che esso contribuì a diffondere sensibilmente.

Un grande – se non il più grande – successo della creatura di Goebbels fu l’invasione della Polonia, miccia della Seconda Guerra Mondiale. Mesi, settimane e giorni prima di quel 31 agosto/1 settembre 1939 (rispettivamente l’incidente di Gliwice e l’inizio dell’operazione Fall Weiß) l’immenso apparato mediatico si era messo in moto. A cadenza settimanale si poteva sentir parlare delle atrocità commesse a danno dei poveri tedeschi. Ma da chi? Ovvio, polacchi, ebrei, sovietici e simili, pacifisti e chiunque rappresentasse un pericolo per il regime totalitario.

bufale Joseph Goebbels

Fu colpa dei polacchi, per l’appunto, che “attaccando” la stazione radio tedesca di Gliwice “costrinsero” il Führer a dichiarare guerra. Peccato che ad aggredire (per modo di dire) la stazione radio fossero uomini delle SS con addosso divise polacche. La guerra si basava anche su questo, sull’accurata manipolazione della realtà a favore del consenso popolare. In Germania furono costruite durante gli anni ’30 alcune delle torri radio più potenti del pianeta. Il caso di Zeesen merita un accenno. Nella cittadina del Brandeburgo vi erano installate ben otto antenne per la telecomunicazione, capaci di raggiungere l’altro capo del globo. Volendo, ogni paese sulla faccia della terra poteva captare il segnale radio tedesco, contando su una trasmissione personalizzata.

Quante volte l’ho nominato in queste righe? Il “consenso” era alla base di tutto. I tedeschi entro i confini del Terzo Reich trovavano la comunicazione del regime pressoché perfetta, puntuale e mai scontata. E non crediate valesse solo per loro. Un sondaggio non governativo proposto da alcune testate d’oltremanica chiedevano al popolo cosa pensassero della propaganda nazionalsocialista pre-bellica. Il 58% dei partecipanti affermò di esserne quantomeno attratto “because they found his version of the news so fantastic as to be funny” ovvero “perché trovava che la versione delle notizie fosse così fantasioso da risultare divertente”.

bufale propaganda tedesca contro gli ebrei

Una rivista di assoluto e distinto rilievo fu Signal, la versione nazionalsocialista dell’americana LIFE. Proprio come la controparte transatlantica, Signal usciva periodicamente, era a colori e vantava un’estetica accattivante. Distribuita dal 1940 al 1945 in ben 23 paesi del mondo (non solo tra gli alleati dell’Asse, ma anche nel blocco opposto). Realizzazione, perfezionamento e promozione della rivista costarono a Berlino più di due milioni e mezzo di dollari (con il cambio dell’epoca era un’enormità). Il tutto per una tiratura media dall’immane portata: 2,5 milioni di copie. Erano gli alti papaveri della Wehrmacht a dirigere ufficiosamente la redazione. Essa era incaricata di raccogliere materiale (immagini, interviste, storie, ecc.) dal fronte e riproporlo in salsa sensazionalistica sulle pagine del Signal.

bufale Signal

Scontato concludere così, ma è una delle più grandi verità che il mondo in cui viviamo tristemente riserva. Verità che il Nazionalsocialismo non solo comprese, ma sfruttò per assecondare le sue ambizioni.

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

E se pensate che l’abbia detto Joseph Goebbels, fate il suo gioco.