Oggi parleremo di un libro davvero davvero peculiare e, se visto con la lente interpretativa dell’oggi, senza apparente senso. Si tratta del Codex Gigas, un libro del primo ventennio del XIII secolo che pesa ben 75 kilogrammi. Si tratta di un volume di 92 centimetri di lunghezza, 50 di larghezza e 22 di spessore, praticamente un essere umano durante lo sviluppo, inconcepibile come dimensioni oggi. All’epoca però i formati grandi non erano così lontani dalla realtà. Certo, questo forse è un po’ esagerato.
L’opera nasce nel monastero benedettino di Podlažice in Boemia, oramai 800 anni fa, ma su questa parte della storia ci tuffiamo spesso e volentieri nella leggenda. Vi diciamo, dall’inizio, che si parla di questo libro come della Bibbia del Diavolo, per via di una grandissima illustrazione di belzebù presente all’interno dell’opera. Non vi spoileriamo altro e vi narriamo la leggenda della genesi dello strano libro.
Questa racconta che, un monaco che aveva infranto i propri voti, era condannato ad essere murato vivo. Il monaco implorò perdono e si offrì, in cambio della clemenza nei suoi confronti, di creare un’opera immensa (in importanza ma anche in dimensioni) per dare lustro e fama al convento. Ah, promise di compiere il tutto in una sola notte. Arrivato a mezzanotte, il protagonista della vicenda si rese conto dell’impossibilità della sua impresa. Chiese così aiuto al diavolo, in cambio della sua anima.
All’indomani il “Codice gigante” era bello e finito, con una rappresentazione anche dell’aiutante del monaco. Oltre alla traduzione della Bibbia, questo contiene anche la Etymologiae di Isidoro di Siviglia, una storia della Boemia, due opere dello storico Giuseppe Flavio, diversi trattati, formule magiche, una lista dei nomi dei monaci nei monasteri di Podlažicama e un calendario con la lista dei santi. Tutto in un’unica, immensa, opera.
Prima della grande rappresentazione del diavolo, giusto per aggiungere un po’ di pepe alla vicenda, riportiamo un fatto abbastanza strano e inquietante. Vi sono infatti alcune pagine, scritte su pergamena, stranamente annerite. Tornando invece all’ambito più prettamente storico, il manuale ricevette chiaramente molte attenzioni, e finì nella collezione di Praga di Rodolfo II d’Asburgo e, probabilmente, fu opera del monaco noto come Herman il Recluso, che lo completò nel 1229.
Dopo la Guerra dei Trent’anni, il Codex Gigas finì in Svezia, una delle protagoniste della guerra stessa. Nel corso di un grande incendio nella Biblioteca reale di Stoccolma, per via del suo ingente peso, per salvare il manoscritto lo si buttò dalla finestra. Si persero molte pagine in quella infausta occasione. In ogni caso, dopo 359 anni, nel 2007, il volume tornò in prestito a Praga. La città è magica ed esoterica al punto giusto da ospitarlo nel migliore dei modi.