Un team di ricercatori spagnoli ha fornito qualche indicazione in più in merito alle cause di morte infantile nella Spagna dell’Età del Ferro. Grazie all’analisi dei denti di alcuni neonati morti per cause naturali (quindi non assassinati o sacrificati, bensì morti per parti prematuri o complicazioni legate al parto), ecco che hanno trovato alcuni dati interessanti in merito a questi infanti della cultura iberica nell’età del Ferro.
Cosa ci raccontano i denti di questi bambini?
Gli iberici dell’epoca solitamente cremavano i loro morti, conservando poi i resti in urne sepolte in necropoli. Per questo gli archeologi sono rimasti stupefatti quando hanno dissotterrato le sepolture di molti neonati iberici che non erano stati cremati. Inoltre questi minuscoli scheletrini non si trovavano sepolti in cimiteri regolari, bensì in aree in cui c’erano case e altre strutture produttive.
A causa della natura insolita di tali reperti, si pensava che i neonati potessero essere vittime di infanticidio o anche vittime sacrificali, vista la sepoltura in luoghi non convenzionali. Ma la realtà era alquanto distante da tali ipotesi.
I ricercatori hanno, infatti, analizzato i denti di 45 scheletri di bambini rinvenuti in siti archeologi risalenti all’età del Ferro, in Catalogna. Hanno poi pubblicato i risultati dello studio sul Journal of Archaeological Science.
I ricecatori hanno coperto che i bambini erano tutti morti per cause naturali. Nonostante nella Spagna nell’età del Ferro ci fosse un alto tasso di mortalità infantile, ecco che in questo caso le morti erano tutte dovute a cause naturali.
Ma le analisi sono andate oltre. Studiando i denti da latte, con particolare riferimento alle linee di crescita sulle corone dentali, ecco che hanno scoperto che circa la metà dei neonati era morta durante il periodo perinatale o fra la 27esima settimana di gestazione e la fine della prima settimana dopo la nascita. Anzi: molti di loro erano morti al momento della nascita, spesso prematura.
Xavier Jordana, co-autore dello studio, ha spiegato che l’ipotesi più accreditata è che la maggior parte di queste morti perinatali siano dovute a fattori naturali, come complicazioni durante il parto o problemi di salute associati alla prematurità.
Per quanto riguarda gli altri neonati, il più grande era vissuto solamente 67 giorni. Visto che in queste sepolture anomale non erano presenti neonati di età superiore ai 2 mesi, si pensa che in realtà il tutto fosse frutto di una pratica culturale che prevedeva di seppellire in spazi domestici i neonati morti da piccolissimi.