Almanacco del 17 ottobre, anno 1797: nella cittadina di Campoformio, oggi in Friuli Venezia-Giulia, Napoleone Bonaparte firma con i rappresentati dell’imperatore asburgico il trattato di pace che pone fine alla Prima Campagna d’Italia. Esso sancisce la vittoria militare e diplomatica della neonata Repubblica Francese e un nuovo assetto geopolitico della penisola italiana. Se in Francia l’accordo è accolto con giubilo, in Italia invece serpeggia grande delusione. Diversi intellettuali italiani, fra cui anche Ugo Foscolo, si sentono traditi. Ma facciamo un passo indietro.
La Campagna d’Italia è iniziata da appena un anno. La sbalorditiva rapidità con cui l’armata di Napoleone avanza nel Nord Italia colpisce positivamente il panorama intellettuale italiano. I soldati francesi vengono visti come esportatori dei principi liberali scaturiti dalla Rivoluzione. Ma c’è di più. C’è la speranza che finalmente l’Italia possa essere liberata dal detestato dominio straniero. E le straordinarie vittorie francesi contro le truppe austriache accrescono le aspettative.
Napoleone giunge in Veneto, fino al confine fra la Repubblica di Venezia e l’Austria. Ha accumulato praticamente solo vittorie. Una cavalcata straordinaria. Ora ci si aspetta che dia il colpo di grazia, che marci fino a Vienna, fin sotto il palazzo dell’imperatore. Invece no, si ferma lì, in Veneto. Decide di avviare le trattative con Francesco II d’Asburgo-Lorena. Da quelle trattative scaturisce l’accordo di Campoformio del 17 ottobre 1797.
Le clausole della pace prevedono che la Francia annetta i Paesi Bassi Austriaci (l’attuale Belgio) e l’intera riva sinistra del fiume Reno. In Italia settentrionale viene costituita la Repubblica Cisalpina, uno stato fantoccio filofrancese posto come cuscinetto tra Francia e Austria. I territori del nuovo stato occupavano quelli del vecchio Ducato di Milano, possedimento dell’imperatore austriaco. In cambio, l’Austria annette la Repubblica di Venezia, che proprio in quel 1797 cessa la sua millenaria esistenza. Tutto il Veneto, il Friuli, l’Istria e la Dalmazia, dunque, entrano a far parte dei possedimenti degli Asburgo.
La cessione di Venezia all’Imperatore Francesco II è rospo troppo grosso da inghiottire per i patrioti italiani. Colui che si sperava potesse liberare l’Italia dagli austriaci si è invece spartito la penisola come da secoli facevano le principali potenze europee.
D’altra parte, Napoleone non è mai stato un patriota italiano. Fu un generale francese che si fece promotore degli interessi della République. L’interesse francese in Italia fu quello di rafforzare il confine sud-orientale, non certo quello di unificare la penisola in un unico Stato.