Chiamatela come volete; che sia Chien-Shiung Wu, Wu Jianxiong, la Marie Curie cinese o la First Lady della fisica, stiamo comunque parlando di una donna che ha influenzato inequivocabilmente il mondo scientifico del XX secolo. Una realtà in continua e costante evoluzione, che ha regalato tanto in termini di progresso, ma dalla quale sono scaturiti altresì alcuni degli strumenti di morte più devastanti mai creati dall’essere umano. Cinese di nascita, statunitense d’adozione, Wu si distinse come brillante fisica sperimentale. Si tratta di una figura cardine del panorama scientifico mondiale, che tuttavia non gode dell’adeguata risonanza presso l’opinione pubblica generalista e le grandi masse (mentre nel suo campo di stima ve ne è eccome, fortunatamente). Un’ingiustizia, un torto al quale voglio porre rimedio pur rimanendo nel mio piccolo. Quindi chiediamoci a gran voce chi fu e cosa fece Chien-Shiung Wu?
Il 1912 per la Cina non fu un anno qualunque. A seguito del collasso dell’Impero Qing, nel gennaio del 1912 faceva la sua comparsa sulle cartine questa nuova entità, nota ai più come Repubblica di Cina, al vertice della quale si trovava il neoeletto presidente Sun Yat-sen. Quando Chien-Shiung Wu nacque, il 31 maggio di quell’anno, il presidente del governo provvisorio cinese era già un altro: il generale Yuan Shikai. Per farla breve, Wu venne alla luce in un momento indiscutibilmente critico per la storia orientale.
Wu nacque per l’esattezza a Liuhe, una piccola cittadina vicino a Shanghai. Era la secondogenita, con un fratello maggiore e uno che sarebbe nato di lì a poco. Sua madre, Funhua Fan, era un’insegnante e suo padre, Zhong-Yi Wu, faceva l’ingegnere, anche se amava definirsi “un intellettuale a tempo perso”. Fu quest’ultimo a credere per primo nelle precoci doti matematiche e scientifiche della piccola Wu in una Cina, come quella dei primi decenni del Novecento, in cui le donne difficilmente accedevano agli studi superiori. Non la nostra protagonista, che su spinta della famiglia completò gli studi nel 1929, diplomandosi come prima della classe nel collegio di Suzhou. La laurea in fisica la ottenne nel 1934, dopo un ciclo quinquennale nell’Università di Nanchino.
Due i modelli dai quali Wu prese ispirazione: ovviamente una colonna portante del settore come Marie Curie (troppo facile l’accostamento con senno del poi) ma non meno importante per il suo percorso fu la vicinanza di Jing-Wei Gu, fisica e mentore di Wu. Nell’ambiente in cui si ritrovò a fare ricerca subito dopo essersi laureata, tutti riconobbero in lei un potenziale spropositato. Inutile dire che da ogni parte giungeva il solito consiglio: andare negli Stati Uniti d’America, l’unico posto in cui avrebbe potuto dare sfoggio delle sue abilità.
Nel 1936 prese un biglietto di sola andata per San Francisco. Da lì fino alle colline di Berkeley non ci vuole molto. Accolta a braccia aperte nell’Università della California, la 24enne proveniente dalla terra del dragone si avviò in un ambizioso progetto di dottorato, avvalendosi dei suggerimenti di giganti della fisica quali Ernest Lawrence (premio Nobel nel 1939), J. Robert Oppenheimer (che adesso tutti sembrano conoscere…) ed Emilio Segrè, collega di Enrico Fermi con cui entrò presto in collaborazione. Ebbe addirittura il tempo di sposarsi, con un altro fisico naturalmente. Il fortunato era Luke Chia-Liu Yuan, colui che di fatto la introdusse alla cerchia d’élite della Berkeley.
Facendo dell’autocritica la sua arma migliore e dei validi consigli esterni la sua linfa vitale, Chien-Shiung Wu potenziò enormemente le aspettative del suo lavoro. Mise in atto esperimenti a dir poco “ambiziosi”, con i quali cercava di dimostrare modelli teorici di fenomeni sino ad allora ancora non osservati. Passi in avanti li fece nell’ambito della radioattività. In particolare sulle reazioni di frenamento e sull’elettromagnetica applicata, ovvero gli argomenti principali della sua tesi di dottorato, conseguito nel 1940.
Dalla Berkeley passò alla Princeton University, dove divenne la prima istruttrice donna nel dipartimento di fisica. La sinofobia che imperversò in ogni strato della società americana dopo Pearl Harbor travolse anche Wu, la quale però seppe far muro alle occhiatacce e agli insulti, continuando per la sua strada. Una strada che la portò dritta nella Columbia University, dove partecipò al Progetto Manhattan. Scendendo per un secondo nello specifico, i contributi di Wu possono essere così riassunti: fu lei ad indicare il corretto processo per la separazione dell’uranio in isotopi U-235 e U-238 tramite diffusione gassosa. Un passaggio cruciale per produrre uranio in quantità sufficientemente grandi per la bomba atomica. I suoi sforzi per il progetto si rivelarono inestimabili e continuò a prestare le sue competenze in fisica sperimentale anche nel secondo dopoguerra.
Wu divenne ufficialmente cittadina statunitense nel 1954 e continuò la sua ricerca alla Columbia studiando il decadimento beta, come aveva fatto in precedenza a Princeton. Tuttavia la dottoressa natia di Liuhe associò il suo nome ad un esperimento ancora oggi ritenuto spartiacque nella storia della fisica. Nel 1956 i fisici teorici Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang la contattarono per una collaborazione. I due volevano dimostrare come non ci fossero prove evidenti fornite dalla legge di conservazione della parità durante il decadimento beta. Intendevano farlo con l’aiuto di Wu. Ella utilizzò cobalto radioattivo a temperature prossime allo zero assoluto, il che dimostrò che particelle nucleari identiche non agiscono sempre allo stesso modo durante il decadimento beta. Una scoperta sensazionale, che contraddiceva la legge di conservazione della parità e supportava la teoria di Chen e Yang.
Ironia della sorte. Il test oggi è noto come “esperimento Wu” ma a vincere il Nobel nel 1957 furono i due uomini. Per un riconoscimento ufficiale Wu avrebbe dovuto attendere altri ventuno anni, con la consegna del premio Wolf per la fisica nel 1978. A costo di apparire ridondante lo vorrei ribadire: il cervello della Marie Curie cinese era di un altro tipo. Lo dimostra il fatto che tra gli anni ’60 e ’70 diede il suo contributo anche in studi inerenti la medicina (cellule falciformi) e la biochimica. Nel 1965 pubblicò un libro, intitolato Beta Decay (“Decadimento Beta”), che ancora oggi, a distanza di sessant’anni, è il libro di testo fondamentale per gli aspiranti fisici nucleari. In totale ricevette più di quindici importanti premi, lauree honoris causa e accumulò almeno una dozzina di iscrizioni in società scientifiche varie. Lavorò alla Columbia University fino al suo pensionamento nel 1981.
Considerata la più grande fisica cinese di sempre, Wu ha ispirato e continua ad ispirare generazioni e generazioni di fisici in fasce. Dopo il pensionamento, Wu si è concentrata sulla sensibilizzazione rivolto alle ragazze che, come lei, volevano intraprendere la carriera scientifica. Non ha mai risparmiato il fiato per quanto riguarda la lotta per ottenere il meritato riconoscimento per il lavoro svolto durante la sua lunga carriera. Si spense nella sua casa di New York il 16 febbraio 1997.