Almanacco del 2 ottobre, anno 1780: durante la guerra d’indipendenza americana, su ordine personale di George Washington, l’ufficiale dell’esercito britannico, nonché spia ed informatore, John André viene impiccato a Tappan, New York. Nato nel 1750 da una famiglia borghese benestante – essenzialmente ugonotti trapiantati a Londra – John André visse una folgorante ascesa nei ranghi dell’esercito britannico già in giovanissima età. Pensate che appena 19enne (e se la matematica non è un’opinione come mi dicono di solito, allora siamo nel 1769) con le ricchezze ereditate dal padre acquisì tramite commissione militare il grado di maggiore.
Due anni dopo, grazie all’amicizia stretta con un tizio a caso di nome Sir Henry Clinton, solamente il comandante in capo delle forze di terra britanniche in America del Nord nonché primo papavero del servizio di intelligence di Sua Maestà, otterrà l’incarico di aiutante generale e direttore operativo dei servizi segreti d’oltreoceano. Mica male per un ragazzo di 21 anni.
Per quanto possa sembrare che tutti questi onori (ed oneri) fossero caduti dal cielo, bisogna essere intellettualmente onesti e sostenere altresì come John André si fosse distinto sui campi di battaglia sin dalla dichiarazione dell’indipendenza da parte delle 13 colonie (redatta nel giugno 1776, adottata il 4 luglio del medesimo anno) e la reazione delle forze armate inglesi. Partecipò alle fruttuose incursioni nel Massachussetts, agli scontri di Brandywine e Germantown, all’assedio di Fort Saint-Jean, in cui tra l’altro finì dietro le sbarre salvo essere poi liberato grazie ad uno scambio di prigionieri concordato tra le parti.
Inoltre John André eccelleva nel portamento, nella retorica, nelle arti, nel buoncostume, persino nelle lingue, parlando fluentemente tedesco, francese, italiano oltre all’inglese. Insomma, ci sapeva fare, Ça va sans dire. E in virtù di questa sua raffinata vena patrizia si prestò bene, anzi, benissimo nelle vesti di infiltrato tra le fila dell’esercito indipendentista. Anche qui dimostrò una precocità disarmante nell’ottenere successi. Nel 1778 si mise in contatto con il generale Benedict Arnold: un pesce grosso. Patriota americano, ferito una moltitudine di volte combattendo le giubbe rosse, eroe a Saratoga. Il profilo perfetto per un insospettabile traditore. Arnold decise di vendersi al miglior offerente (i britannici) quando notò che le sue finanze stavano letteralmente colando a picco e che il Congresso, nonostante i successi riportati sul campo e la fama, fosse riluttante a concedergli una promozione.
Benedict Arnold e John André stabilirono una corrispondenza per tramite di Peggy Shippen, moglie del generale e nel tempo libero lealista fino al midollo. Nell’atto pratico lo scontento generale americano (anche se nato in Inghilterra) forniva agli inglesi informazioni sensibili su ogni spostamento delle truppe continentali. Comprensibilmente questo diede una mano enorme ai contingenti di Giorgio III. Il colpo grosso – causa scatenante dell’impiccagione di John André – doveva ancora arrivare.
All’inizio del 1780 Arnold accettò lietamente il comando del forte di West Point, a poco meno di 100 km da New York. Il possesso del forte garantiva la supervisione dell’alto corso dell’Hudson. Perciò tenere West Point significava de facto controllare il New England, una delle colonie più ricche e strategicamente importanti della costa orientale. Il generale Arnold accettò nel settembre del 1780 di cedere West Point agli inglesi in cambio di 20.000 sterline, una cifra pari a circa 3,5 milioni di euro con il cambio odierno. Avrebbe fornito a John André una nota con tutte le fortificazioni e le truppe predisposte attorno alla rocca, foglio che la spia nascose nella sua calza. Inoltre, per far ritorno tra le linee britanniche, Arnold consegnò ad André un lasciapassare firmato e contrassegnato. Svestitosi dell’uniforme, André indossò panni civili e si incamminò via terra in direzione della contea di Westchester, New York.
Tre miliziani della guardia continentale lo fermarono, chiedendo generalità e documenti. André credeva che il trio fosse lealista perché uno di loro indossava l’uniforme di un soldato assiano (mercenari al servizio degli inglesi). “Signori”, esordì André, “spero che apparteniate al nostro partito”. “Quale partito?” chiese uno del trio. “Il partito inferiore”, rispose André, facendo riferimento al quartier generale inglese che si trovava a sud. Uno dei soldati rispose prontamente con un introduttivo “Noi…”, tranquillizzando André che proseguì dicendo come fosse un ufficiale britannico sotto copertura e che non dovesse essere trattenuto. Ma lo stesso soldato americano, che non aveva terminato la frase, tuonò “…Siamo americani”. Il trio fece prigioniero il maggiore comunicando l’arresto ai superiori.
Questi compresero immediatamente la delicatezza della questione e inoltrarono i documenti allo stato maggiore. Ergo: George Washington. Contravvenendo ai consigli dei suoi sottoposti, i quali spingevano per la fucilazione (onore riservato agli ufficiali nemici), Washington ordinò l’impiccagione. Ordine eseguito il 2 ottobre 1780, nel borgo di Tappan, non lontano da New York.
Il Congresso ricompensò i tre che catturarono John André con una fattoria, una grande pensione e una medaglia d’argento. In omaggio alla loro azione, Washington dichiarò pubblicamente come essi avevano “con ogni probabilità impedito che subissimo uno dei colpi più gravi che potessero essere meditati contro di noi”. Ma il futuro primo presidente disse anche un’altra cosa del maggiore, ovvero: “André era più sfortunato che criminale, un uomo compiuto e un ufficiale coraggioso”. È possibile leggere la citazione sulla lapide monumentale presente a Tappan, non lontano dal luogo dell’esecuzione.
In patria la notizia fece scalpore. Il defunto André divenne un martire prima, un eroe in seguito. Nel 1782 il governo eresse un monumento in suo onore presso l’Abbazia di Westminster. Quattro decenni dopo, il corpo di André fu riesumato dalla tomba di Tappan e trasportato a Londra. Nella capitale fu sepolto in un sarcofago recante la seguente scritta: “Universalmente amato e stimato dall’esercito in cui prestò servizio, compianto persino dai suoi nemici”.