A metà strada tra Costantinopoli e Gerusalemme, nel 1098 l’esercito cristiano si apprestava ad assediare la capitale della cristianità ortodossa, Antiochia. Correva l’anno della prima crociata, evento epocale indetto dal Concilio di Clermont, che vide numerosi partecipanti, dai ricchi ai poveri, combattere al suon di “Dio lo vuole”. Molte sono le fonti storiche e letterarie che ce la raccontano, ma una in particolare menziona un dettaglio poco noto. Torquato Tasso, infatti, nella sua Gerusalemme Liberata, fa riferimento proprio alla lancia di Longino, impugnata da Goffredo di Buglione. Ma chi era Longino?
Innumerevoli interpretazioni e leggende circolano attorno alla figura di Longino. Secondo le fonti più accreditate, Longino era un militare romano nato a Lanciano – da cui presumibilmente il nome – e vissuto nel mantovano. La tradizione cristiana lo riconosce come il soldato romano che con la sua lancia trafisse il costato di Gesù crocifisso. Macchiata del sangue di Cristo, l’arma nel tempo è diventata una reliquia allettante tra i prelati cristiani. In effetti, in occasione dell’assedio crociato ad Antiochia, pare che a un mistico visionario – Pietro Bartolomeo – apparve in sogno Sant’Andrea che gli rivelò la posizione esatta della sacra reliquia : guarda caso proprio la città di Antiochia.
I sospetti sulla veridicità del ritrovamento della reliquia sovvennero immediatamente al legato papale, Ademaro di Monteil che aveva intenzione di mantenere buoni rapporti con i bizantini in città, al contrario delle mire espansionistiche di un altro personaggio, Boemondo I d’Altavilla. Dopo la presa di Antiochia, Boemondo ne rivendicò il controllo, ponendosi in contrapposizione con Raimondo IV di Tolosa. Il primo ebbe la meglio e Pietro Bartolomeo che ne aveva favorito il successo, continuò a incitare i crociati attraverso le sue visioni strabilianti sulla lancia sacra.
Alla morte del mistico e al successivo fallimento di Boemondo I, la lancia di Longino perse di credibilità. Molte sono le reliquie aspiranti candidate a rivendicarne l’autenticità. Secondo un manoscritto armeno del XIII secolo, l’apostolo Giuda Taddeo portò la lancia proprio in Armenia, nel monastero di Geghard. Il cardinale romano Prospero Lambertini nel XVIII secolo confermò la strada armena e tutt’oggi la presunta lancia sacra si trova custodita nel museo armeno di Echmaidzin. Le leggende e il misticismo attorno a questa reliquia continuarono ancora fino al XX secolo.
Nel XX secolo il misticismo della lancia sacra sollecitò l’interesse di alcuni gerarchi tedeschi. Si racconta, infatti, che in visita al Palazzo Hofburg di Vienna, riconobbero la lancia ed escogitarono un modo per impossessarsene. Così facendo, si sarebbe portato a compimento il disegno messianico di conquista a cui si stava subdolamente lavorando.
Dopo la caduta della Germania a seguito del secondo conflitto mondiale, la lancia venne restituita al museo viennese, ma probabilmente non sapremo mai la verità sulla sua esistenza o autenticità. Nella cultura di massa, dal 1992 ad oggi, varie sono state le trasposizioni cinematografiche sulla lancia di Longino. L’aura misteriosa di questo oggetto, dunque, continua a sortire un fascino immortale nel tempo.