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La cocaina è arrivata in Europa prima di quanto si pensasse

E se la cocaina fosse arrivata nel Vecchio Continente prima di quanto ipotizzato in precedenza? Perché un nuovo studio pubblicato sul numero di ottobre del Journal Archaeological Science ha proprio permesso di trovare tracce di cocaina nei resti di due individui sepolti in una cripta che fungeva da luogo di sepoltura vicino all’Ospedale Maggiore di Milano. Solo che queste tracce sono state trovate in individui del XVII secolo, due secoli prima dell’uso finora documentato della pianta in Europa.

Il Vecchio Mondo ha utilizzato la cocaina prima del previsto

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I ricercatori hanno esaminato il tessuto cerebrale di nove persone morte nell’Ospedale Maggiore di Milano (nosocomio che si prendeva cura degli indigenti) nel 1600 e mummificate naturalmente.

Tramite l’analisi tossicologica hanno ritrovato tracce di cocaina, igrina e benzoilecgonina. La presenza di igrina indica che la cocaina trovata nei tessuti cerebrali proveniva dal consumo di foglie di coca (il consumo di sali di cocaina, metodo usato al giorno d’oggi, non produce igrina).

La cocaina era estratta dalle foglie della pianta di coca, l’Erythroxylum coca, arbusto originario del Sud America. L’esploratore italiano Amerigo Vespucci arrivò nell’attuale Venezuela nel 1499 e vide che gli indigeni erano soliti masticare foglie di coca insieme a lime. Successivamente i conquistadores spagnoli videro che l’Impero Inca controllava le coltivazioni di coca, usandola per scopi religiosi, ricreativi e medici.

I conquistadores spagnoli, però, non si concentrarono inizialmente sulla coca, preferivano esportare oro, argento, zucchero e tabacco. In realtà provarono a inviare foglie di coca in Europa, ma le foglie si rovinavano durante i lunghi viaggi oceanici, impedendo così l’introduzione della pianta in Europa fino al 1800.

Conquistadores, conquistadores

Questo, almeno, è quanto ci è stato detto finora. Tuttavia le analisi dimostrano che quegli individui sepolti a Milano avevano masticato coca nel XVII secolo. Quindi prima di quanto pensato in precedenza.

Gaia Giordano, principale autore dello studio, ha spiegato a Live Science che questi cittadini milanesi erano venuti in qualche modo a contatto con le piante di coca provenienti dal Nuovo Mondo o masticandole o bevendone l’infuso di foglie.

La cosa curiosa, però, è che i registri ospedalieri del nosocomio milanese non menzionano affatto la cocaina come trattamento fino al XIX secolo. Il che indica che, probabilmente, questi individui si erano procurati le foglie di coca da soli, in maniera alternativa.

Un altro dato emerso dalle analisi è che i soggetti in questione avevano assunto la cocaina quando erano ormai prossimi alla morte. Inoltre uno dei due soffriva di sifilide terziaria e in precedenza aveva utilizzato dell’oppio.

Conquistadores, soldati a cavallo

Giordano ha ipotizzato che avessero usato le foglie di coca per svago o automedicazione, magari somministrata loro da guaritori che non esercitavano in ospedale. Considerando che il Ducato di Milano nel XVII secolo si trovava sotto il dominio spagnolo. Quindi è anche possibile che alcune piante di coca abbiano raggiunto la città all’insaputa della autorità.

Solamente nei secoli successivi, poi, la cocaina si diffuse in tutto il mondo, diventando una sostanza stupefacente in virtù delle sue proprietà psicoattive e causa di un quinto delle morti per overdose in tutto il mondo nel XX secolo.