Fotografia di Max Desfor, Pyongyang, Corea del Nord, 4 dicembre 1950. Il fotografo della Associated Press immortala un’accozzaglia di gente che si regge come può su quello che è un ponte distrutto: un ponte verso la libertà, lontano dal comunismo. Le truppe comuniste cinesi si avvicinavano alla capitale, la popolazione le temeva, e temeva gli ideali che portavano con loro, perciò provava a scappare nella parte meridionale del Paese.
Max Desfor vinse il Premio Pulitzer l’anno seguente per questo scatto, carico di significati e di speranza. Ma in quale contesto si inserisce? Forse ormai è inutile anche precisarlo, ma in quegli anni si parla necessariamente di Guerra Fredda, e più precisamente di Guerra di Corea: uno dei conflitti più caldi che rischiava di dare fuoco alla miccia del nuovo conflitto mondiale.
Conosciuta come Hanguk jeonjaeng, ovvero “Guerra coreana” nella parte sud del paese, al nord le cose andavano in maniera leggermente diversa. Qui si parlava di Jogug haebang jeongaeng, “Guerra di liberazione della patria“. Due punti di vista leggermente divergenti, insomma. Ma prima di parlare dell’invasione della Corea del Sud da parte delle truppe del Nord, necessario è un ulteriore passo indietro. Siamo più precisamente nel post Seconda Guerra Mondiale.
Alla fine del conflitto mondiale, nel contesto degli scontri fra URSS e Mongolia contro il Giappone, la Russia aveva occupato parte della penisola coreana, precisamente la parte nord appunto. Al sud però ci stavano già le forze armate USA, che si incontrarono con i nemici che scendevano dall’alto lungo il celeberrimo 38° parallelo. Quello fu il confine accettato anche da Stalin. In quel contesto, il comando strategico degli States inviò al Cremlino una cartina presa dal National Geographic con evidenziata quella particolare linea. A quanto pare bastò a convincere un URSS ancora priva dell’atomica.
Da allora in poi, per almeno pochi anni, le cose andarono per il meglio. Nella Corea del Nord Kim-Il sung divenne il nuovo capo della Repubblica Popolare Democratica di Corea. Al sud si instaurò un governo nazionalista chiaramente filostatunitense presieduto da Syngman Rhee. Nel giugno del 1950, Kim prese una decisione che poteva rivelarsi più grande di quanto sembrava e con una sfera di influenza mondiale: invadere la Corea del Sud.
Da quel momento ci sarà una guerra della durata di ben 3 anni e 32 giorni. Si concluderà con lo scambio di piccole porzioni di territorio e con la creazione della zona demilitarizzata coreana. Chiaramente anche la fuga di popolazione fa parte delle conseguenze del conflitto, e Max Desfor la immortalò in questo scatto spettacolare.