Fotografia di Antoine Agoudjian, Aparan, Armenia, 1998: un padre con gli occhi lucidi piange alla vista del fotografo che gli ricordava il suo figlio defunto. Un’immagine toccante, anche senza conoscere la storia che c’è dietro. Tutto l’amore paterno racchiuso in uno scatto senza tempo e apprezzabile in ogni parte del mondo. Una danza dolce e profonda sulle note della musica tipica armena.
Ripercorriamo dunque la vicenda attraverso le parole dello stesso Antoine. Il famoso fotografo francese di origine armena racconta che, mentre si trovava nella cittadina sita a un’ora dalla capitale Yeravan, un anziano gli si avvicinò improvvisamente. Era in lacrime mentre gli confessava che somigliava moltissimo al suo figlio, morto tristemente fulminato.
Erano parole orgogliose le sue, glielo disse espressamente “Mi disse che suo figlio era morto. Che era stato fulminato, che era il suo orgoglio e la sua gioia, e che io assomigliavo a lui“. Ora, continua il racconto Antoine, vi era un gruppo di danzatori che quella sera ballava all’aperto e gli scattò una foto. Appena fece ciò, l’uomo gli si avvicinò e gli raccontò la storia toccante.
Antoine, così, gli chiese genuinamente se per caso volesse ballare per lui. Gli altri danzatori, assistendo alla scena, lasciarono il posto al dignitoso signore, sedendosi sulle rocce dietro di loro. Si notano sotto il braccio destro dell’uomo nello scatto, e anche loro lo osservano con ammirazione. Alla sua destra vi è inoltre un musicista che produce la musica che muove il cuore e gli arti dell’anziano.
Ed ecco creato il contesto dello scatto di oggi. Sembra una fotografia di una semplicità disarmante, ma si capisce subito che vi è qualcosa di più profondo dietro. Anche lo stesso Agoudjian dirà qualcosa di molto simile: “Era bello, non perché l’uomo fosse bello, ma perché rappresentava qualcosa di profondo nella coscienza collettiva della comunità armena: una resilienza celebrativa di fronte a una perdita devastante“.
In chiusura, due parole sul fotografo: Antoine è nato in Francia nel 1961 da genitori armeni e da discendenti sopravvissuti al genocidio armeno. Questo scatto ha dunque anche un enorme valore per lo stesso autore poiché effettuato nel cuore della sua terra, una terra che soffrì tanto ma che resiste e va avanti con orgoglio.