Almanacco del 17 settembre, anno 1176: presso la fortezza di Miriocefalo, nell’Anatolia centro-occidentale, i turchi selgiuchidi di Qilij Arslan II tendono un’imboscata alle truppe romane di Manuele I Comneno. Il basileus stava infatti conducendo le proprie truppe verso Iconio, l’attuale Konya, capitale del sultanato turco. L’obiettivo era quello di sbarazzarsi una volta per tutte degli acerrimi nemici turchi e stabilizzare il confine orientale dell’Impero Romano. Ma come giunsero romani e turchi a disputarsi il dominio dell’Anatolia? Facciamo un passo indietro.
I Turchi selgiuchidi erano originari dell’Asia centrale e prendono il loro nome dal primo leggendario capo, Selgiuk. Formidabili guerrieri di religione musulmana, giunsero in Anatolia spinti dai califfi arabi di Baghdad. Costoro, infatti, decisero di dirottare la prorompente forza militare turca, che sarebbe potuta rivelarsi un boomerang, verso i secolari nemici romani. Turchi e Romani si scontrarono presso Manzikert, in Anatolia orientale: i primi ottennero un grande successo sui secondi. I Turchi, allora, si trovarono le porte anatoliche spalancate e iniziarono una rapida campagna di conquista che nel giro di dieci anni di impadronirsi di quasi tutti i domini romani in Asia. Sulle terre di nuova conquista fu fondato il Sultanato di Rum, vassallo dell’Impero Selgiuchide, esteso dall’Asia Centrale fino, appunto, alla penisola anatolica.
La paura che l’Islam tracimasse in Europa sospinto dalle conquiste selgiuchidi, unita alla volontà di riconquistare la Terra Santa, spinse Papa Urbano II ad accordare le richieste di aiuto giunte da Costantinopoli. Si indisse dunque la prima crociata, che permise la riconquista di diversi territori anatolici a favore dei Romani e la creazione di cinque nuove stati cristiani in Terra Santa. I temibili selgiuchidi avevano già incassato un duro colpo.
Negli anni successivi il grande impero selgiuchide cadde nel baratro delle guerre civili. Il sultanato di Rum si trovò quindi solo nell’affrontare la riscossa romana. Nella seconda metà dell’XI secolo, ormai, il completamento della riconquista dell’Anatolia da parte dei Romani pareva assai possibile. Manuele I Comneno, basileus dal 1143, decise che fosse giunto il momento di dare la spallata decisiva. E così nel 1176 si mise in marcia alla volta di Iconio, la capitale del sultanato, per espugnarla.
Tuttavia Qilij Arslan II, conscio dell’inferiorità numerica delle proprie truppe, decise di evitare lo scontro campale tendendo un’imboscata all’esercito romano. Dalla fortezza di Miriocefalo, infatti, la strada si diradava lungo le anguste montagne anatoliche. Manuele I e i suoi uomini, quindi, furono colti di sorpresa dai turchi che dalle montagne iniziarono a bersagliare i nemici. Fu un vero e proprio massacro. La sconfitta di Miriocefalo ebbe un eco fortissima a Costantinopoli. L’Impero Romano d’Oriente entrò in una crisi istituzionale profonda. Frequenti colpi di stato portarono lo scettro imperiale a passare di mano in mano molto velocemente, indebolendo notevolmente l’Impero. E proprio uno di questi colpi di stato sarà all’origine degli eventi che porteranno alla Quarta Crociata, una mazzata terribile, e forse letale, per l’Impero Romano. Ma questa è un’altra storia.