Peter Fabergé è famoso in tutto il Mondo grazie ai suoi grandi capolavori di alta gioielleria. Quest’uomo lavorava per gli Zar di Russia e si è reso particolarmente amato da loro per le sue meravigliose uova di pasqua. Sì, perché anche i sovrani gradivano ricevere delle uova per la Pasqua. Chiaramente non si tratta di prodotti di cioccolato, ma di raffinatissimi gioielli, come si addiceva agli Zar di tutte le Russie. L’uomo è entrato in contatto con gli zar grazie al grande successo che la sua azienda stava conquistando sul finire del XX secolo. Nel 1915 l’Imperatrice Mari Fedorova dichiarò che l’uomo fosse il più grande artista del suo tempo.
Fu proprio grazie all’Imperatrice che Fabergé riuscì ad entrare nelle grazie della famiglia imperiale. Infatti, suo marito, Alessandro III, decise di accontentare sua moglie e di regalarle un uovo. Inizialmente si tratta di una struttura molto semplice che funzionava a matrioska, di cui purtroppo abbiamo perso alcuni pezzi. Il pezzo piacque così tanto che tra i Romanov divenne una vera e propria tradizione rivolgersi all’azienda Fabergé in occasione delle festività pasquali. Questa tradizione ci permette di ammirare molti pezzi unici, anche se non tutti sono arrivati fino a noi. Con il passare degli anni le uova divennero sempre più sontuose e articolate.
Come possiamo immaginare, tutto questo finì con la Rivoluzione d’Ottobre. Il laboratorio di Carl Fabergé non riuscì a completare la “Costellazione dello Zar“, un uovo per la Pasqua del 1917, commissionato personalmente dal sovrano. Ma in quell’anno, a causa delle tensioni che diventavano violente ed ingestibili, lo Zar Nicola II fu costretto ad abdicare. Fabergé perdeva così i suoi clienti più facoltosi. Fu proprio in questo periodo che alcune delle uova appartenenti alla collezione imperiale andarono perdute.
Gli eventi rivoluzionari e il declino dei suoi affari minarono la salute del grande gioielliere. Nell’autunno del 1920, il figlio maggiore Eugene decise di trasferire il padre in Svizzera per cercare di migliorare la sua salute. Era già anziano e gravemente malato di cuore. Il maestro visse in Svizzera per alcuni mesi. I medici consigliarono all’uomo di smettere di fumare, ma egli non riuscì ad abbandonare questa cattiva abitudine e morì il 24 settembre 1920, mentre fumava un sigaro.