Fotografia di Ian Bradshaw, Twickenham, sobborgo di Londra, febbraio 1974. Il protagonista dello scatto è Micheal O’Brien, un uomo australiano che in quel contesto fece qualcosa che nessuno aveva fatto prima di lui, almeno davanti ad un obbiettivo fotografico. Come forma di protesta stravagante, o solo alla ricerca di flebili attenzioni, Micheal corse totalmente nudo per il campo.
Nel tranquillo sobborgo londinese, storicamente parte fondamentale della contea del Middlesex, si contendevano il risultato le due squadre nazionali di rugby di Inghilterra e Francia. La partita procedeva tranquilla, nulla di eclatante sollecitava gli animi dei più. Ad un tratto, qualcosa di totalmente atipico incuriosì migliaia di persone. A dire il vero si trattava di qualcuno: era proprio Micheal.
Si trattava del primo fenomeno mai catturato in foto o videocamera di streaking, ovvero una corsa in un luogo pubblico di una o più persone, totalmente nude. Quel freddo giorno di un normale febbraio londinese, Micheal si reinventò Forrest Gump e cominciò a correre. Senza nulla addosso. Dietro di lui, chiaramente, la polizia che provava a fermarlo, ma almeno loro erano vestiti.
Come si può immaginare, una volta raggiunto, i genitali di O’Brien furono coperti così come possibile. Uno degli agenti che lo bloccò non trovò altra idea che utilizzare il suo cappello di divisa come censuratore. Il fotografo Ian Bradshaw, capendo quanto ghiotta fosse l’occasione, la colse al volo, e immortalò il tutto.
In realtà, per completare l’informazione data, si aggiunga che lo streaking non nacque con O’Brien. Già nei campus statunitensi, ogni tanto e in modo puramente giocoso e goliardico, si facevano delle corse da nudi. Il fenomeno era, fino a quel punto, un modo di dimostrare coraggio e mettersi in mostra agli occhi dei coetanei e delle ragazze.
Con il gesto simbolico di quel febbraio del ’74 e grazie anche allo scatto di Bradshaw, lo streaking assunse un altro significato. Diventò un vero e proprio gesto di protesta o di condanna di eventi più gravi e un modo di dimostrare disapprovazione creando sdegno e clamore urtando la pubblica sensibilità. Un gesto che continuerà a vedersi e che, ancora oggi, capita di sentire, perché a vederlo è sempre difficile, date le censure subito fatte dalle telecamere.