Almanacco del 9 settembre, anno 337 d.C.: Costantino II, Costanzo II e Costante, figli dell’appena defunto imperatore Costantino, vengono incoronati augusti. Diocleziano non regna (o se preferite il più calzante “domina”) da più di un trentennio ormai, eppure la Tetrarchia, sebbene svuotata completamente del suo senso politico, sembra non essere completamente decaduta poiché l’impianto originario resta ancora in piedi.
Costantino è morto da pochi mesi, esattamente il 22 maggio. Non ha voluto che il suo impero venisse ereditato da un unico individuo, ma ha espresso la chiara volontà di dividere l’imperium tra figli e nipoti. Nell’ordine questi erano Costantino II, Costanzo, Costante, con i nipoti Flavio Dalmazio e Annibaliano. I cinque si sarebbero dovuti concordare per la seguente spartizione del potere:
- Costantino II avrebbe ottenuto le provincie occidentali
- Costante avrebbe regnato su Italia e Africa
- Costanzo II sarebbe stato a capo dell’Oriente
- Flavio Dalmazio in Tracia, Acaia e Macedonia
- Annibaliano era destinato alla corona del Ponto
Il progetto naufragò ancor prima di divenire concreta realtà. Tra il maggio e il settembre del 337 d.C. non vi fu un unico imperatore, ma un consiglio di cesari al governo. L’esercito pensò bene di “sfoltire” questo collegio. Nell’estate si concretizzò una vera e propria purga della dinastia costantiniana. L’eccidio tolse dalla corsa al potere Flavio Dalmazio e Annibaliano, oltre a diversi membri influenti a corte. Solo i giovanissimi Gallo e Giuliano (quest’ultimo futuro imperatore), anch’essi nipoti di Costantino, furono risparmiati. Forte presa sull’esercito ce l’aveva Costanzo II; probabilissimo che dietro la maggior parte degli assassini a Costantinopoli ci fosse il suo zampino.
Scansati tutti coloro che avrebbero potuto insidiare la posizione dei tre prediletti, questi divennero finalmente augusti il 9 settembre 337. La cerimonia avvenne in Pannonia, nella città di Sirmio. Qui i tre fratelli aggiornarono la spartizione dell’impero, con il maggiore Costanzo che si vide riconosciuta la sovranità sull’Oriente, il secondogenito Costante si appropriò anche dell’Illirico e il più giovane Costantino II che mantenne il controllo sulle provincie ad ovest. Proprio Costantino II, sempre più geloso del fratello Costante, poté dirsi il più deluso. Delusione che mutò presto in cieca ambizione.
I due arrivarono allo scontro armato nel 340. I generali di Costante intercettarono Costantino e la sua armata nei pressi di Cervenianum. Il giovane augusto andò incontro la morte all’età di 23 anni. I fratelli indissero sul suo conto la damnatio memoriae. Il secondo bagno di sangue era solo all’inizio. Restavano a quel punto Costanzo e Costante. I rapporti tra i due erano tutt’altro che distesi, eppure non si giunse mai ad una guerra. Fu caso mai un usurpatore, il generale Magnenzio, a porre fine alla fine dell’imperatore Costante.
L’usurpazione in Occidente non poteva essere tollerata da Costanzo, che dichiarò guerra. Nel 351 infuocò la battaglia di Mursa Maggiore, in Pannonia. Quello tra le due fazioni fu, stando alle stime più attendibili, lo scontro armato in un contesto di guerra civile più sanguinoso dell’intera storia romana. Magnenzio ne uscì irrimediabilmente sconfitto; egli si suicidò due anni dopo in Gallia. L’unico erede di Costantino il Grande, il maggiore Costanzo II, rimase sul trono costantinopolitano fino al 361, anno in cui morì mentre muoveva le sue truppe alla volta di Antiochia per battersi con Giuliano, proclamato imperatore dalle legioni occidentali. L’ennesima guerra civile si risolse con la salita al trono dell’ultimo membro della dinastia costantiniana.