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Le portatrici carniche, il valore delle donne italiane durante la Grande Guerra

Di solito si pensa che la guerra sia esclusivo appannaggio degli uomini, e spesso lo è, per la maggior parte delle cose. Ma in alcuni casi, come in questo, le donne dimostrarono tutto il loro immenso valore e non nei semplici ranghi assistenziali e di cura ai malati. Oggi vi racconteremo la vicenda delle portatrici carniche, le straordinarie donne italiane attive sul fronte alpino orientale.

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Come al solito cominciamo dal nome delle nostre protagoniste. Perché “carniche”? Semplice, perché operarono sul fronte della regione montana della Carnia, a nord-ovest di Udine. Come detto in apertura, si trattava del fronte orientale e degli accesi scontri contro il nemico austriaco. Ma allora, quale era il compito di questa coraggiose donne?

Le portatrici rifornivano i lontani e freddi accampamenti montani portando sulle proprie spalle delle gerle da 30-40 kg. Erano cesti contenenti sia munizioni e armi, sia viveri fondamentali alla sopravvivenza. Le donne in questione avevano età comprese tra 15 e 60 anni, dunque poteva essere davvero difficoltoso per alcune di loro portare sulle spalle un tale peso.

portatrici carniche foto

Ogni portatrice aveva al polso un braccialetto rosso con su scritto il numero del reparto a cui faceva riferimento. Nei loro tragitti percorrevano diversi kilometri e la loro paga era di una lira e cinquanta, pari agli odierni 3,50 euro. E se pensate che fosse poco, immaginate compiere anche oltre 1.000 metri di dislivello per camminata. Ma è proprio qui che risiedeva il loro grande valore.

Una menzione d’onore va a Maria Plozner Mentil, divenuta col tempo il simbolo di tutte le portatrici carniche. Ora seppellita nel Tempio Ossario di Timau, mentre saliva a consegnare rifornimenti venne avvistata e colpita da un cecchino austriaco, perdendo la vita sul colpo. Si tratta dell’unica donna ad avere intitolata una caserma e, in aggiunta, ebbe anche una medaglia d’oro al Valor Militare.

portatrici carniche Maria Mentil targa

Timau era il suo paese, per il quale lottava e contribuiva alla difesa. Nell’ossario giace insieme a 1626 alpini, fanti e bersaglieri. Compagni di una lotta che contribuì a liberare l’Italia dalla presenza austriaca e al sorgere della nazione italiana. Dunque, nel processo di commemorazione delle vittime della Grande Guerra, un pensiero va anche a queste valorose donne.