Almanacco del 29 agosto, anno 708: in questo giorno viene menzionata per la prima volta, secondo tradizione, l’esistenza del Wadōkaichin (和同開珎). Si tratta della più antica moneta giapponese riportata in un documento storicamente attendibile. Il testo in questione risulta essere un decreto imperiale, inerente un particolare sistema di tassazione, redatto su ordine dell’imperatrice Genmei (regnante dal 707 al 715).
A differenza dell’Impero cinese o di quello Gupta in India (coevi e dunque confrontabili), il Giappone non ha mai goduto di una tradizione monetaria autonoma. Viceversa, enorme era l’influenza sinica anche in questo campo. Non è un caso che in tutto il territorio giapponese siano state ritrovate monete coniate sul continente tra III secolo a.C. e I d.C.
Oltre ciò, urge una puntualizzazione sul documento recante la firma 29 agosto 708. Vero è che si tratta della prima prova scritta a menzionare l’antica moneta in rame nota come Wadōkaichin. È altresì vero, tuttavia, che non si può per questo attribuire alla moneta un primato temporale indiscutibile. Gli storici si interrogano ancora oggi su quale sia stata la prima valuta dell’Impero giapponese. Con assoluta certezza si può dire come l’impero coniasse moneta non prima della seconda metà del VII secolo.
Solo per fare un confronto: in Medio Oriente (per la precisione in Lidia), in Cina e in India le prime tracce di una monetazione ufficiale si hanno tra VII e VI secolo a.C. Più di 1.300 anni prima del caso giapponese. Le ragioni di questo ritardo sono ignote, ma non esenti da teorie ed ipotesi. Se di arretratezza economico-culturale non si può parlare, si è più propensi a puntare il dito su una probabile “repulsione” dell’alta classe e dei regnanti nei confronti di uno strumento come la moneta. E se per caso vi stupisse tale atteggiamento, ricordate che regni del calibro dell’Egitto o dei potentati mesopotamici – che in progresso tecnologico, economico e culturale non erano secondi a nessuno – a lungo osteggiarono l’utilizzo della moneta, seppur conosciuta e maneggiata in certe occasioni.
Ma se proprio volessimo disporre di una parziale (e non del tutto comprovata, per ovvie ragioni storiche) cronologia monetaria, sviando da qualche capriccio potremmo così presentarla:
- Mumon-ginsen: una moneta (forse lingotto) d’argento, spoglio di iscrizioni. Datato tardo VII secolo.
- Fuhonsen: anch’essa moneta in rame, coniata leggermente più tardi del Wadōkaichin, ma comunque al tramonto del VII secolo.
- Wadōkaichin d’argento: con tutta probabilità coniata nel maggio del 708, ma la stima si basa su calcoli ed ipotesi, non su documenti.
- Wadōkaichin di rame: di chiarissima ispirazione cinese (uguale per peso e diametro – rispettivamente 3,75 gr e 2,4 cm – al Kaigen Tsūhō cinese, 開元通宝), di cui si ha prova materiale grazie al documento del 29 agosto 708. Molto probabilmente in circolo da qualche decennio.
Esiste una spiegazione razionale dietro la produzione di un così grande numero di Wadōkaichin. Pare che a cavallo tra VII e VIII secolo dei funzionari imperiali scoprirono enormi depositi di rame. Ecco che dal loro sfruttamento scaturì la realizzazione di queste monete rotonde con un foro quadrato al centro, rimaste in circolazione fino al 958 d.C.