Almanacco del 28 agosto, anno 1859: ha inizio la più grande tempesta geomagnetica che sia mai stata registrata dall’uomo. L’intensa attività solare durò non più di 6 giorni ed ebbe conseguenze importanti. Tra queste si tenga a mente la prolungata interruzione delle linee telegrafiche (circa 14 ore). Tuttavia l’effetto immediato maggiormente degno di nota, in quanto a spettacolarità e imprevedibilità, fu un altro. Parlo dell’aurora boreale che si palesò sui cieli di Roma, così come a Cuba, le Hawaii o in Giamaica.
La suddetta tempesta solare è nota in campo scientifico come “Evento di Carrington“. Il nome deriva dal fatto che i primi a redigere dettagliati resoconti sull’eruzione solare furono gli astronomi britannici Richard Carrington e Richard Hodgson. Oggi si pensa che a causare la tempesta geomagnetica fu un’enorme espulsione di massa coronale. Il fenomeno (il cui termine tecnico è CME, dall’inglese coronal mass ejection) si tradusse in un rigetto di materiale (elettroni e protoni) sottoforma di plasma dalla corona solare all’eliosfera.
Si appresero le reali conseguenze del fenomeno un paio di mesi dopo il 28 agosto, grazie al lavoro di Elias Loomis. Il matematico statunitense stilò un rapporto comprendente tutti gli effetti generati dalla tempesta solare sul globo terrestre. Importante sottolineare come la pubblicazione promosse a pieno le teorie di Carrington e di Hodgson. Le medesime erano le uniche del tempo ad ipotizzare un nesso tra il brillamento geomagnetico e le scenografiche ripercussioni sulla Terra.
Oltre il dato scientifico-astronomico – che ritengo importantissimo ma fuori dalle mie scarne conoscenze in materia, perciò trattato solo superficialmente; me ne scuso – vorrei soffermarmi sulle voci che si rimbalzarono in ogni angolo del mondo da quel 28 agosto 1859. Nello specifico mi ha fatto sorridere un aneddoto proveniente dagli USA. Articoli di giornale coevi sostennero come sulle Montagne Rocciose l’aurora boreale riuscì a generare un bagliore talmente accecante da svegliare i minatori. L’insolita luce fece credere loro fosse giunto il mattino qualche ora prima del previsto. Si dice, forse edulcorando un po’ la storia, come i minatori d’oro avessero addirittura preparato la colazione, convinti dell’orario mattutino.
In Italia il gesuita Angelo Secchi, esperto astronomo e abile geodeta, osservò e trasse considerazioni sul fenomeno. Avvalendosi di un telescopio rifrattore di Robert-Aglaé Cauchoix, Secchi si concentrò sull’attività solare dal 25 agosto al 6 settembre. Il tutto dall’Osservatorio del Collegio Romano.
Concludo citando il Giornale di Roma, che nell’edizione del 29 agosto descrisse così la straordinarietà dell’accaduto: “L’aurora boreale è un fenomeno così raro tra noi, che merita un ricordo speciale ogni volta che ci visita. Tale è stata quella della notte scorsa, dalle 2 ore antimeridiane alle 4, in cui il cielo è comparso adorno di un’aurora boreale che sarebbe bella anche nei paesi più settentrionali”.
“Alle ore 3 si è ravvivata di nuovo la luce, e il cielo é apparso in molti luoghi distinto de’ soliti raggi luminosi, che in alto superavano in vivacità di splendore la via Lattea, ed erano molto più lucidi in basso. La più bella comparsa di questi è stata alle 3 e 40, quando diverse colonne luminose verticali si sono formate nelle vicinanze del meridiano magnetico. Queste colonne o raggi erano di luce gialletta, rinnovavansi successivamente in vari siti e spiccavano a meraviglia sul fondo rosso del cielo”.