Almanacco del 24 agosto. anno 410: i Visigoti di Alarico, una volta varcata la Porta Salaria, iniziano a saccheggiare Roma. Un tremendo shock, un evento traumatico a dir poco. Roma, la Città Eterna, sottomessa al volere di popolazioni Barbare. Il baluardo della civiltà perdeva, all’interno delle proprie mura, contro una popolazione lontana e considerata inferiore. Le cronache ne parleranno a lungo: una premonizione, un segno divino, una punizione. Di ogni se ne disse, ma fu davvero così?
Iniziamo presentando i grandi protagonisti dell’articolo odierno: i Visigoti. Si tratta di una popolazione barbarica, o meglio di un popolo germanico di origine scandinava e appartenente alla tribù dei Goti. Il loro nome significa letteralmente “Goti nobili“, derivato dal suffisso “Wi” che in gotico significava “degni” o “nobili” appunto. La loro ascesa si ebbe probabilmente durante il sacco di Roma (uno dei tanti…) di cui a breve parleremo. Il loro declino arrivò due secoli e mezzo la caduta di Roma nel 476 d.C.
Per comprendere al meglio la vicenda è necessario soffermarci sul contesto storico. Un’altra figura da presentare è Flavio Stilicone (rappresentato nel dittico sotto). Parliamo di un patrizio, poi console, dell’Impero Romano d’Occidente, nonché Magister militum. Stilicone aveva origine vandale e, di conseguenza, ebbe sempre un occhio di riguardo per i suoi conterranei o comunque persone di simile ascendenza. Questo almeno fino alla sua morte, nel 408 d.C. Da questo momento in poi cominciarono dei trattamenti meno dignitosi per i barbari ormai insediati nell’Impero.
I barbari federati e le loro famiglie persero quel trattamento prioritario e con occhio di riguardo che avevano fino a quel momento. Iniziarono le violenze a loro discapito e molti di loro passarono allora dalla parte di Alarico. C’è da aggiungere che inoltre Roma, all’epoca, non era più nemmeno la sede dell’imperatore e non presentava difese degne di nota. Dal 408 in poi infatti il capo dei Visigoti con i suoi uomini teneva in pungo il porto ed il corso del Tevere.
Chiaramente in cambio richiedeva riconoscimento ufficiale e terre per i sostentare i suoi uomini. Non ottenne nessuno dei due, ma solo un grosso risarcimento in cambio dello sblocco del corso del Tevere, vitale per Roma. La città era però in preda ormai al caos e alle epidemie. Si parla addirittura di sacrifici a divinità pagane in un contesto sociale in cui il cristianesimo era ormai la religione dominante. Si capiva insomma che la situazione era a dir poco disperata.
Nella notte del 24 agosto cominciò il vero e proprio sacco di Roma. Le richieste di Alarico non trovavano risposta e allora passò alle maniere forti. Orosio nelle sue Storie contro i Pagani in sette libri ne parla come un castigo divino, molti lo videro come tale, ma non fu altro che una risposta con la forza a dei soprusi e al mancato riconoscimento di richieste avanzate in posizione di forza da parte dei Visigoti a Roma.