I protagonisti dell’Iliade li conosciamo, sono sempre loro: Achille, Ettore, Paride, Ulisse, i re Menelao, Agamennone e Priamo, la bellissima Elena e così via. Ma ci sono degli eroi che talvolta passano sottotraccia (anche perché ce ne sono talmente troppi che è difficile persino ricordarseli): uno di questi è senz’altro Teucro, riconosciuto all’unanime come l’arciere più valoroso nel contesto della guerra troiana – non ce ne voglia Pandaro, ma noi tifiamo gli Achei, al cuor non si comanda.
Teucro è un personaggio della mitologia greca, pertanto la sua figura è connotata da sfumature mitiche che si intrecciano ad aloni di realtà letteraria. Figlio di Telamone ed Esione, è il fratellastro del noto Aiace di Telamone; dal rapporto con quest’ultimo si sviluppano delle tracce narrative da tenere sott’occhio. Concentrandoci ancora un po’ sui legami parentali di Teucro, dobbiamo sottolineare un punto essenziale…
Teucro si trovava nella scomoda situazione di essere cugino al contempo di Achille, Ettore e Paride; un peso non da poco. Nonostante i suddetti vincoli di sangue, decise di stare dalla parte degli Achei. Raccontare ogni sua impresa con arco e frecce non è fattibile, ma le più note non possiamo ignorarle.
La battaglia che seguì il duello tra Ettore e suo fratello Aiace di Telamone fu come un palcoscenico teatrale per Teucro perché egli, in veste di attore protagonista, stese mezzo esercito troiano con le sue frecce. Dopo aver posto fine alla vita di molti valorosi comandanti iliaci, Teucro volle fare jackpot: mirò per ben due volte su Ettore, fallendo il colpo per volontà divina (Apollo deviò la seconda freccia su un fratellastro di Ettore).
Da menzionare anche la sua pressoché solitaria difesa dell’accampamento acheo durante un assalto troiano (pare che scagliasse frecce come se in mano avesse una mitragliatrice leggera); ah, giusto, Teucro fu uno dei coraggiosi a seguire Ulisse nella pazza idea del cavallo di legno. Ok, abbiamo capito due cose: il nostro giovincello ci sapeva fare con l’arco e senz’altro fu uno degli “eroi nascosti” della Guerra di Troia. Tutto qui? Eh no! Perché l’evolversi della sua vicenda è strettamente legata a quella del fratellastro.
Il già citato Aiace, triste e furioso dopo aver perso lo scontro con Ulisse per accaparrarsi le armi di Achille, si suicida. Papà Telamone addossa la colpa dell’estremo atto al fratello Teucro. Egli quindi non solo non si becca gli onori del trionfo acheo ma è costretto anche all’esilio. Proprio in esilio fonda la città di Salamina a Cipro (riprendendo il nome della città in cui era nato) per poi, secondo una leggenda iberica, spostarsi in Galizia, dove fondò la città di Pontevedra. Qui si spense uno dei personaggi più sottovalutati dell’intera Iliade.