Il ‘300 è considerato un secolo di profonda crisi nella storia europea. A mettere in ginocchio la popolazione furono le pestilenze, le carestie e il tracollo economico. Uno dei maggiori responsabili di quest’ultimo fattore fu il re inglese Edoardo III, che dichiarando la bancarotta nella metà del secolo mandò in rovina i colossi bancari dell’epoca: i Bardi e i Peruzzi. Perché l’insolvenza del sovrano Plantageneto generò effetti così disastrosi?
Per spiegare il primo crack finanziario della storia, dobbiamo prima fare un passo indietro. Edoardo III salì al trono nel 1327 ed era figlio di Edoardo II e di Isabella di Francia. Sua madre era a sua volta figlia di Filippo IV il Bello, re di Francia. Dopo la sua morte di quest’ultimo nel 1314, i suoi avevano regnati tutti, solo per morire a poca distanza l’uno dall’altro. Con la scomparsa di Carlo IV, si era estinta la discendenza diretta di Filippo il Bello, almeno per linea maschile. Ricordiamo l’intricata successione dei sovrani perché all’epoca le genealogie erano importanti: servono per esempio a spiegare lo scoppio di una guerra e nel nostro caso, anche di un crack finanziario.
Insomma, alla fine era diventato re Filippo VI di Valois, figlio di un fratello minore di Filippo il Bello. Ed ecco entrare in scena Edoardo III che, discendendo direttamente in linea femminile da Filippo, riteneva di avere la precedenza sul trono francese. Scoppia così la Guerra dei Cent’anni. Ma per fare la guerra serve denaro e, oltre che con la Francia, il re si era armato anche contro la Scozia. Come previsto, gli scontri prosciugarono in fretta le casse statali, così Edoardo si trovò costretto a chiedere cospicui prestiti alle compagnie commerciali fiorentine. Sorte nelle città italiane con fini mercantili, già dalla metà del XIII secolo, queste compagnie si erano specializzate in crediti, finanziamenti e depositi.
Organizzandosi attorni ai capitali di potenti famiglie divennero simili alle moderne banche ed erano solite attirarsi ricchi clienti offrendo vantaggiosi interessi a chi depositava i propri capitali. Nel settore della finanza si imposero le già menzionate famiglie dei Bardi e dei Peruzzi, divenute vere e proprie multinazionali con filiali in ogni parte d’Europa. I debiti che Edoardo contrasse con loro ammontarono alla spaventosa cifra di un milione e mezzo di fiorini! Ben presto si iniziò a temere che il re inglese non avrebbe ripagato il debito, cosa che infatti avvenne di lì a poco. Dichiarando l’insolvenza, egli mandò in dissesto i due giganti della finanza fiorentina, e con loro migliaia di altri.
Il “default” del sovrano, diede vita alla cosiddetta corsa agli sportelli. La bancarotta di Edoardo aveva alimentato la paura di una crisi di liquidità dei Bardi e dei Peruzzi. Ad andare nel panico furono anche il re di Napoli Carlo d’Angiò e la nobiltà napoletana, poiché avevano tutti importanti depositi presso i banchieri fiorentini. Per molti il timore di non vedere più il denaro depositato si trasformò in vero e proprio panico, cosa che li spinse a ritirare in fretta e furia i propri soldi dalle banche. Il bank run e le sue conseguenze, sono qualcosa che conosciamo fin troppo bene. Ebbene, questo fu uno dei primi casi di bank run di tutti i tempi.
In pochi mesi gli istituti bancari si ritrovarono senza fondi. Le prime a crollare furono le compagnie minori, poi fu la volta delle più potenti. Ma il disastro non investì solo i ricchi, perché il contagio della bancarotta inglese toccò ogni strato sociale. Insieme alle banche, fallirono a ruota i artigiani, mercanti e imprenditori che avevano deciso di investire i propri guadagni. Tutti i piccoli risparmiatori dovettero dire addio ai loro tanto sudati gruzzoli. Un cronista dell’epoca di nome Giovanni Villani racconta che a Firenze non si era mai vista “maggiore ruinae sconfitta”, neppure in tempo di guerra. Gli anni successivi, i cattivi raccolti e lo scoppio della peste nera finirono per dimezzare la popolazione fiorentina. Nel complesso, la crisi del ‘300 sortì conseguenze molto dure per l’Europa, che riuscì a risollevarsi solo a distanza di molti anni.