No, George R.R. Martin non si è ancora deciso a finire le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Anche se magari potrebbe trarre ispirazione da questi presagi ora che gli archeologi li hanno finalmente tradotti. Già, perché gli studiosi sono finalmente riusciti a tradurre ciò che c’è scritto in queste antiche tavolette cuneiformi risalenti a 4mila anni fa e recanti svariati presagi.
Fra cui quello della dipartita di un monarca, a quanto pare.
Le tavolette cuneiformi svelano il futuro?
Le tavolette cuneiformi in questione sono quelle ritrovate più di 100 anni fa in quello che oggi è l’Iraq. Le tavolette risalgono però a 4mila anni fa e sostengono come alcune eclissi lunari siano presagi di morte, distruzione e pestilenza.
Andrew George, professore emerito di Babilonese presso l’Università di Londra e Junko Taniguchi, ricercatore indipendente, hanno pubblicato recentemente uno studio inerente proprio la traduzione di queste tavolette (lo trovate sul Journal of Cuneiform Studies).
In pratica gli autori delle tavolette rivelavano i loro presagi servendosi del movimento delle ombre, della data e della durata delle eclissi lunari. Prendere nota: se un presagio dice che “un’eclissi si oscura dal suo centro tutta in una volta e si schiarisce tutta in una volta”, questo vuol dire che un re morirà e che la distruzione pioverà addosso a Elam (zona della Mesopotamia che oggi coincide con l’Iran).
Un altro presagio, invece, ci spiega che se “un’eclissi inizia a sud e poi schiarisce”, ecco che indica la caduta di Subartu e Akkad, altre due regioni della Mesopotamia. Eclissi durante la veglia serale? I presagi non lasciano adito a dubbi: arriva una pestilenza.
Secondo George, alcuni di questi presagi potrebbero aver avuto origine da esperienze reali, ovvero l’osservazione di un presagio seguito dalla catastrofe. Tuttavia la maggior parte dei presagi deriva da un sistema teorico che collegava le caratteristiche dell’eclissi a diversi presagi.
Le tavolette cuneiformi in questione arrivano probabilmente da Sippar, una città che, all’epoca, prosperò in quello che oggi è l’Iraq. Le tavolette entrarono a far parte della collezione del British Museum fra il 1892 e il 1914, ma non erano mai state tradotte e pubblicate. Almeno, fino ad ora.
In effetti sia a Babilonia che in altre parti della Mesopotamia c’era la forte convinzione che gli eventi celesti potessero predire il futuro. George e Taniguchi hanno sottolineato come le persone all’epoca credevano veramente che gli eventi celesti fossero segnali codificati posti lì in guisa di avvertimenti da parte degli dei. I consiglieri dei re, infatti, osservavano continuamente il cielo notturno e confrontavano le loro osservazioni con la loro raccolta di testi di presagi celesti.
Ma non era finita qui. Qualora il disvelamento di un presagio fosse nefasto, per confermarlo o smentirlo, si procedeva con il secondo step, quello delle studio delle visceri di animali sacrificati. Nel caso le viscere confermassero il pericolo, ecco che venivano messi in atto diversi rituali per cercare di annullare il cattivo presagio.
Il che vuol dire una cosa interessante: i popoli dell’epoca credevano nei presagi, ma pensavano anche che il fato, anche se nefasto, potesse comunque essere modificato. O almeno, ci si poteva tentare.