Il comune di Spello, ubicato sull’estremo declivio del monte Subasio e definito come uno dei borghi più belli d’Italia, vanta una storia millenaria. A oggi, attrae numerosissimi appassionati di storia, o semplicemente turisti desiderosi di visitare una cittadina pittoresca, dalle fattezze deliziosamente umbre. Ma probabilmente pochi visitatori ne conoscono la storia antichissima, il cui inizio risale a più di 2.000 anni fa.
Secondo molti infatti, il comune è stato fondato dagli umbri. Successivamente i romani lo elevarono a municipio, con il nome di Hispellum. Per la sua bellezza Cesare la dichiarò “splendidissima colonia Julia”, mentre poi Costantino la ribattezzò Flavia Costante nel IV secolo d.C. Al di là della viva e tangibile eredità medievale, Spello presenta ancora moltissime reminiscenze romane. Durante una passeggiata attraverso questo vivace borghetto, meritano infatti più di un’occhiata le Torri di Properzio, la Porta Venere e soprattutto i resti dell’Anfiteatro romano.
I romani costruirono Porta Venere in età augustea, e nel XVII alcuni storici locali la misero in relazione con un tempio di Venere situato all’interno di Villa Fidelia, ossia fuori dalle mura urbane della città. Ad affiancare questo ingresso, vi sono le Torri di Properzio, che una lunga tradizione ha voluto associare al poeta latino, nonostante siano con ogni probabilità di epoca medievale. Tutta l’area su cui oggi si erge il complesso era all’epoca ricca di altre edificazioni, i cui resti però non sono affatto andati perduti! Molti di questi si trovano infatti nelle cantine delle abitazioni sulla via di Torri di Properzio.
Vi è poi l’Anfiteatro romano, che merita indubbiamente la nostra attenzione. Esso è databile al I secolo d.C., su un’area che anticamente presentava un elevato numero di edifici sacri. Queste costruzioni si trovavano sulla strada che collegava la vicina Flaminia con i centri antichi di Assium, Arna e Perusia. L’anfiteatro simboleggia il periodo glorioso della colonia Julia, di cui sono visibili oggi gli accenni di gratinate e alcune parti dell’originale pavimentazione. Sono sopravvissuti inoltre numerosi tratti di muro in opus vittatum, ossia in opera listata. Di cosa si trattava?
L’opus vittatum era una tecnica edilizia romana che presentava ricorsi di blocchetti quadrangolari sulla faccia a vista, con un nucleo interno in malta a calcestruzzo. A quanto pare, il cosiddetto calcestruzzo a faccia a vista è quanto mai presente anche nell’architettura contemporanea. L’intera struttura dell’anfiteatro era di notevoli dimensioni: i 2 ordini di gratinate raggiungevano i 16 metri di altezza, l’asse maggiore dell’ellisse era lungo 60 metri, mentre quello minore 35. Ma l’eredità romana non si esaurisce solo in questi 3 monumenti!
A oggi è ancora possibile ammirare l’Arco romano, che anticamente permetteva il collegamento tra la parte alta della città e il monte Subasio. Esso è noto anche come Porta dell’Arce o Porta dei Cappuccini, per la vicinanza rispettivamente con i resti della rocca di Federico I Barbarossa e con il convento dei Cappuccini di San Severino. Percorrendo Via Roma, possiamo scorgere inoltre un tratto delle mura augustee, che si annoverano tra le strutture fortificate meglio conservate di tutta Italia. Questa cinta, lunga circa 2 km, venne riutilizzata per buona parte anche in età medievale. Insomma, Spello ha tutte le carte in regola per non deludere un attento visitatore appassionato di storia romana!