Storia Che Passione
edificio cristiano Bahrein

Scoperto il primo edificio cristiano in Bahrein

Gli archeologi hanno scoperto uno dei primi edifici cristiani del Golfo Persico. Anzi: il primo edificio cristiano del Bahrein (o Bahrain, scrivetelo con la grafia che preferite, sono entrambe accettabili). Gli scavi, condotti da archeologi britannici e da archeologi del Bahrein hanno portato alla luce un edificio che si pensa fosse il palazzo vescovile.

Cosa sappiamo del primo edificio cristiano del Bahrein?

edificio cristiano Bahrein

La Chiesa d’Oriente prosperò nel Golfo Persico fino a quando non iniziarono le conversioni di massa all’Islam, avvenute dopo la fondazione della religione nel 610 d.C. La datazione al radiocarbonio indica che l’edificio trovato a Samahij era occupato dalla metà del IV alla metà dell’VIII secolo. Successivamente, poi, quando la popolazione si convertì all’Islam, ecco che gli abitanti abbandonarono l’edificio.

Gli archeologi hanno trovato l’edificio scavando sotto a un tumulo in un cimitero del villaggio. L’edificio presentava otto stanze superstiti, fra cui una cucina, un refettorio o sala da pranzo, una stanza da lavoro e tre salotti.

L’edificio si è preservato grazie al fatto che, al di sopra di esso, venne costruita una moschea. Come anticipavamo, si pensa che il palazzo fosse la sede del vescovo della diocesi di cui Samahij faceva parte, chiamata Meshmahig o Mašmahig nelle fonti storiche.

I registri indicano che i rapporti fra il clero della cittadina e le autorità della chiesa centrale non furono sempre rose e fiori. Nel 410, per esempio, la chiesa centrale scomunicò un vescovo. E a metà del VII secolo un altro vescovo subì una condanna per aver osato sfidare l’unità della Chiesa.

bahrain

La particolarità dell’edificio trovato a Samahij è che si trova nel centro dell’insediamento moderno. In precedenza altri edifici cristiani, fra cui chiese, monasteri e residenze, erano riemersi in alcune località remote dell’Iran, del Kuwait, degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita orientale, ma mai in zone così centrali.

L’edificio era ben costruito, aveva mura in pietra, intonacati all’interno e pavimenti in gesso. Prese e fori indicano dove si trovavano porte e panche, mentre la cucina ospitava diversi focolari ricavati dalle basi o dalle sommità di anfore.

Gli occupanti dovevano aver un buon tenore di vita: mangiavano carne di maiale (ovviamente smisero dopo la conversione all’Islam), pesce, molluschi e svariati prodotti agricoli. Molto probabilmente, poi, intessevano scambi commerciali con l’India, viste le perle di pietra semipreziosa di corniola e i frammenti di ceramica trovati.

dromedario

La comunità usava anche oggetti in vetro, fra cui piccoli bicchieri da vino, altra abiudine che cessò durante l’era islamica. Trovate anche una dozzina di monete di rame coniate durante l‘Impero Sasanide.

Molto probabilmente qui erano prodotti anche tessuti destinati al culto, visto che gli archeologi hanno trovato fusi e aghi di rame. Si è sicuri del fatto che fosse in origine un edificio cristiano in quanto erano presenti tre croci in gesso. Due decoravano l’edificio, mentre una poteva essere portata in processione. Alcuni graffiti presenti sull’intonaco, poi, raffigurano un Chi-Rho e un pesce, simboli cristiani.

Una chicca deliziosa: qualcuno si era dilettato nel disegnare parte di un volto su una conchiglia, forse per donarla come gioco a un bambino che viveva nell’edificio.