Ripercorrendo all’indietro i secoli, vediamo emergere il primo Stato organizzato slavo-orientale più di 1.000 anni fa; parliamo della Rus’ di Kiev. La sua popolazione era composta da tribù stabilitesi in quelle regioni sin dal VI secolo. Mentre la maggior parte dei suoi abitanti erano slavi, a comporre l’élite dirigente erano invece i variaghi: guerrieri e mercanti di origine nordica. I governanti iniziali contribuirono ad ampliarne i domini, ma fu Vladimir I a consacrare l’egemonia della Rus’ di Kiev. Come? Facendo in modo che tutti gli slavi orientali si convertissero al cristianesimo.
Le origini di Vladimir erano relativamente umili e avrebbero potuto potenzialmente l’escludergli l’accesso al trono. Il primo riferimento a lui risale al 970, quando gli abitanti della città di Novgorod chiesero a suo padre Svjatoslav di trovare loro un principe. Temendo che lo eleggessero per proprio conto, egli assegnò questo incarico al figlio Vladimir, che al tempo aveva solo 15 anni. La sua ambizione non si risolse ovviamente al solo comando di Novgorod, poiché alcuni anni dopo prese d’assalto il trono di Kiev, che al tempo era in mano a suo fratello.
Divenuto l’unico sovrano della Rus’ di Kiev, egli consolidò le conquiste territoriali di suo padre, ottenendo vittorie sui polacchi, sui bulgari del Volga e su diverse tribù baltiche e finlandesi. Ma al di là delle conquiste territoriali, la questione che lo occupò maggiormente nei suoi primi anni di governo fu quale atteggiamento adottare nei confronti del cristianesimo. Dopo un viaggio a Costantinopoli, sua nonna era stata la prima della dinastia regnante ad abbracciare la fede cristiana, impegnandosi inoltre a diffonderla nel paese. In ogni caso, la prima misura che Vladimir aveva intrapreso era stata il rafforzamento del pantheon degli dei pagani venerati a Kiev.
Tutto cambiò nel 988, quando egli strappò la città di Chersoneso all’impero bizantino. L’imperatore romano Basilio II avrebbe potuto riaverla indietro, in cambio di una non troppo piccola concessione: la mano di sua sorella Anna Porfirogenita. Ma anche Basilio stabilì le sue condizioni per questo matrimonio, poiché pretese la conversione del sovrano al cristianesimo. Vladimir non poté far altro che accettare. Ricevette il battesimo vicino a Chersoneso, distrusse gli idoli pagani a Kiev e ordinò senza indugio il battesimo collettivo di tutti coloro che abitavano nel fiume Dnepr. Il rifiuto di passare alla nuova religione corrispondeva a un’azione di lesa maestà.
Vladimir prese la sua conversione con molta serietà. Fece infatti costruire numerosissime chiese a Kiev e in tutto il resto del regno, favorendo inoltre la fondazione di scuole in cui i bambini potessero studiare le Sacre Scritture. Il suo zelo religioso contrastava nettamente con la crudeltà dimostrata precedentemente. Il battesimo lo aveva davvero ripulito da ogni peccato, inclusa la pratica della poligamia. Egli aveva trecento concubine a Vyshgorod, trecento a Belgorod e duecento a Berestove. Ma sembra che nemmeno questo bastasse, poiché era solito portare nelle proprie abitazioni donne sposate e fanciulle. Tutti questi atti gli furono però perdonati, grazie all’atto di conversione e alla cristianizzazione forzata del suo regno.
Paradossalmente, quando morì, i suoi discendenti lo seppellirono nella chiesa della Santa Madre di Diosecondo un rito funebre tipicamente pagano. Prima ancora di essere canonizzato, i suoi sudditi lo veneravano come un santo, responsabile di aver glorificato la Rus’ e di averle trasmesso una nuova spiritualità. Alla sua morte si scatenò una ferocissima lotta di successione, di cui Jaroslav I risultò il fortunato vincitore. Quest’ultimo inaugurò finalmente un periodo di pace e prosperità, che gli valse giustamente il soprannome di Jaroslav il Saggio.