Nella storia ci sono dei cani che si sono distinti per essere andati nello spazio, per aver salvato vite in contesti del tutto eccezionali, altri ancora per aver rappresentato l’incrollabile virtù della fedeltà. E poi ci sono amici a 4 zampe che hanno lasciato traccia nei nostri annali per aver ottenuto la cittadinanza onoraria e, conseguentemente, il diritto di voto. Questo è il singolare, per non dire curioso, caso di Greyfriars Bobby.
Bobby fu un cane di razza Skye terrier vissuto nella Edimburgo di metà Ottocento. Secondo le stime più attendibili nacque nel 1855, non in una casa, ma tra le umide e fredde strade della città. Da randagio Bobby seppe conquistare il cuore di un uomo, una guardia notturna di nome John Gray. Per circa due anni i due furono pressoché inseparabili, fin quando un giorno nel 1858, la tubercolosi presentò l’amarissimo conto al padrone. Gray fu sepolto nel sagrato della chiesa di Greyfriars, dove oggi si affaccia il National Museum of Scotland.
Da quel giorno fino ai suoi ultimi istanti di vita Greyfriars Bobby vegliò sulla tomba del carissimo amico. Per i successivi 14 anni non fece altro, allontanandosi ogni tanto dal cimitero per mangiare nel vicino ristorante o per riscaldarsi nelle abitazioni dei più generosi, consci della sua mirabile abnegazione. Chiunque nella città di Edimburgo conosceva quel piccolo terrier così affezionato al defunto padrone da non poterlo proprio abbandonare.
Così quando nel 1867 il parlamento scozzese varò una legge per la soppressione di tutti i randagi presenti nei centri cittadini, un notabile membro della comunità edimburghese si attivò per adottare ufficialmente Bobby. Quell’uomo rispondeva al nome di Sir William Chambers, lord provost (una sorta di primo cittadino) di Edimburgo. Chambers, tra le altre cose, era anche direttore della Società scozzese per la prevenzione della crudeltà sugli animali.
Fin qui sembra un’ordinaria storia in grado di congiungere una volta di più il mondo dei cani con quello degli umani. Come vi ho già anticipato, c’è un dettaglio speciale in questa vicenda già di per sé emozionante. Il consiglio cittadino, sospinto dallo stesso Chambers, concesse al terrier la cittadinanza onoraria. Si venne a creare un precedente mai verificatosi prima. In quanto cittadino, Bobby poteva tranquillamente entrare ed uscire dai locali pubblici come qualunque essere umano, senza che nessuno (per legge) potesse impedirglielo. Allo stesso modo l’anziano cagnolino poteva, almeno sulla carta, esercitare il suo diritto di voto.
Alla fine anche il nostro Greyfriars Bobby lasciò questo mondo, ricongiungendosi al suo amatissimo John Gray. Il cane venne a mancare il 14 gennaio 1872, alla probabile età di 17 anni. L’amministrazione cittadina decise nuovamente di fare uno strappo alla regola. Seppellì il terrier affianco la tomba del padrone, cosa inaudita per gli standard religiosi dell’epoca. L’anno successivo una baronessa britannica, tale Lady Burdett-Coutts, rimase profondamente commossa dalla storia, così tanto che finanziò la costruzione di una statua in onore di Bobby. Quella statua ancora oggi campeggia in una traversa di George IV Bridge, a ricordarci che la fedeltà e l’amore incondizionato sono tra le più grandi qualità esistenti. Guarda caso, pregi che i cani possiedono per natura.