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Ayahuasca: la droga degli sciamani, viaggio mistico

Ayahuasca: la droga degli sciamani

Sostanza dalle proprietà psicotrope e allucinogene del Sud America, l’Ayahuasca è al centro di numerosi riti spirituali delle popolazioni amazzoniche. In realtà l’Ayahuasca presenta anche notevoli caratteristiche terapeutiche, ma il suo uso incontrollato può provocare effetti nocivi. Questa droga ha una storia tanto antica quanto affascinante la sua esistenza risulta indissolubilmente intrecciata al mondo della religione e della spiritualità; perlomeno nel suo paese di origine. Ma che significa la parola Ayahuasca?

Il nome è già di per sé intrigante, poiché letteralmente vuol dire “liana degli spiriti”, o secondo un’altra versione, “liana dei morti”… La droga è tratta infatti da un particolare tipo di liana e dalla foglia di Chakruna. Entrambe le piante contengono sostanze dai noti effetti allucinogeni: le liane dell’Ayahuasca presentano un effetto simile a quello prodotto dal consumo di alcolici, mentre invece la composizione delle foglie di Chakruna le rende più simili all’LSD. L’assunzione dell’Ayahuasca può rivelarsi estremamente pericolosa, specialmente se non è accompagnata dalla guida di un esperto.

Come possiamo facilmente immaginare, non esiste un documento che attesti con precisione quando e come sia nata questa la bevanda. I racconti sono tramandati per tradizione orale e la sua origine rimane nascosta in tempi remoti, ormai perduti per sempre. Ciò che sappiamo con certezza è che siano stati gli sciamani delle tribù amazzoniche a dar vita a questo infuso, ottenuto a partire dalle piante psicotrope già menzionate. Secondo alcune ipotesi, l’effetto psichedelico della sostanza veniva usato per curare alcune forme di disturbo mentale. Perchè era la droga prediletta degli sciamani?

In poche parole, l’assunzione di Ayahuasca porta a un tale stato di allucinazione ed euforia che chi l’ha ingerita è convinto di star vivendo un’esperienza visionaria. Preda delle suggestioni religiose, è facile comprendere come gli sciamani fossero convinti che ingerire l’infuso potesse metterli in contatto con il mondo degli spiriti. La liana dei morti conduce a un viaggio mistico definito sensazionale per la profondità dell’introspezione che lo caratterizza. In ogni caso, l’intensità di quest’esperienza rendono necessaria l’assistenza di uno sciamano o di uno dei curadores.

Dal momento che questa bevanda è ormai conosciuta in Occidente, anche la medicina ha iniziato a nutrire un grande interesse per l’Ayahuasca. Lo studio attualmente riguarda la sua composizione chimica, e i potenziali benefici che da essa derivano. I principi attivi contenuti nella foglia di Chakruna, enfatizzati enormemente dagli enzimi della liana, potrebbe avere risultati positivi sulla depressione. A quanto pare l’Ayahuasca aiuterebbe anche a lenire i disturbi mentali legati ai problemi del metabolismo della serotonina, che è uno dei vari neurotrasmettitori su cui agisce la droga. Secondo altre ricerche, il consumo di questo infuso potrebbe rivelarsi un valido sostegno nel trattamento delle dipendenze da sostanze stupefacenti.

A oggi, l’Ayahuasca è largamente utilizzata in Perù, Brasile, Bolivia, Venezuela e Colombia. La sua diffusione nel mondo occidentale ha generato un complesso dibattito sulla sua legalità. Nello specifico, è giunta oltremare unitamente al culto del Santo Daime, una religione nata nell’Amazzonia durante gli anni ’30. In Italia per esempio, le piante che compongono la bevanda sono state dichiarate illegali nel 2022, scatenando le polemiche del cospicuo numero di aderenti al culto del Santo. Sono stati proprio a loro ad impugnare la scelta del Ministero della Salute di inserire l’Ayahuasca tra le sostanze stupefacenti e psicotrope!