Dell’anarchia militare che Roma affronta nel III secolo vi ho parlato in un vecchio articolo (eccolo qui), perciò non presenterò un quadro dettagliato della situazione, quanto più una visione generale d’insieme per comprendere quando nasce, come si forma e perché muore l’Impero delle Gallie, a tutti gli effetti uno regno secessionista distaccato dal “centralismo” romano. Questa, in breve, è la sua storia.
È il 260, Valeriano – benché non sia al momento reperibile, impegnato a costruire dighe in Persia per il sasanide Sapore I – e Gallieno solo formalmente augusti. Se per il primo il destino è ormai segnato, il secondo è alle prese con la pressione barbarica lungo la frontiera renano-danubiana. Instabilità e certezza sono all’ordine del giorno per il traballante impero che nonostante tutto tiene botta. Alcuni però ne approfittano, autoproclamandosi regnanti indipendenti (o autonomi) su territori sotto egemonia romana. In Oriente emblematico è il caso di Odenato, con il dominio personale (poi istituzionalizzato dall’imperatore con il titolo di corrector totius Orientis) con centro la magnifica Palmira. Ad Occidente a prendersi il centro della scena è invece Postumo, ben più delineabile come “usurpatore” (termine improprio) e traditore.
Postumo era stato fino ad allora comandante delle truppe renane. Non appena ne ha l’occasione, uccide il cesare Salonino (figlio di Gallieno), proclama se stesso come augusto in Iberia, Gallia e Britannia, istituendo un senato, consoli e delle magistrature non troppo dissimili a quelle presenti nell’Urbe. Addirittura Postumo fa coniare moneta propria, separandosi economicamente dal sistema centrale. Postumo non è da intendere propriamente come un usurpatore. Egli non cerca mai di contendere il principato a Gallieno e anzi, verso la fine del suo decennale dominio stringe un rapporto di timida collaborazione con Roma.
Controprova di questo peculiare atteggiamento è la vicenda di Aureolo. Comandante incaricato dall’imperatore della difesa dell’Italia, Aureolo (forse volendo seguire l’esempio di Postumo) si ribella nel 268. Il generale cerca l’appoggio dell’augusto gallico; quest’ultimo non solo rifiuta, ma promette a Gallieno di aiutarlo nella soppressione.
L’Impero delle Gallie in questi anni si regge sull’abilità amministrativa e militare del suo governatore. Postumo mantiene la promessa fatta ai suoi sudditi di respingere ogni assalto o saccheggio barbarico. A premere in particolar modo sono gli Alamanni, con i quali ha a che fare lo stesso Gallieno. Ma la caparbietà per Postumo è sia croce che delizia. Nel 269 un sottoposto gli si ribella. Si tratta di Leliano, al comando delle legioni XXII Primigenia e VII Augusta, che si arrocca nella cittadella di Mogontiacum (odierna Magonza) ma non resiste all’assedio di Postumo. I soldati di quest’ultimo, assetati di bottino, pretendono il saccheggio, ma Postumo si oppone, non considerando opportuno devastare una città interna all’Imperium Galliarum. Decisione che gli è fatale: i legionari fino a quel momento a lui fedeli lo catturano e lo uccidono.
Seguono altri tre “imperatori”, nessuno dei quali ha molta fortuna. Vittorino, Tetrico e Faustino assistono passivamente allo sgretolamento dello Stato secessionista sorto un decennio prima. Molti dei territori si riuniscono volontariamente a Roma, altri vengono conquistati con le armi da Claudio II il Gotico (268-270) e Aureliano (270-275). Sotto quest’ultimo rientrerà anche la situazione ad Oriente. Ma come si dice in casi del genere, questa è un’altra storia!