Fotografia di Hector Rondón Lovera, Puerto Cabello (Venezuela), 4 giugno 1962. Il cappellano Luis María Padilla soccorre il caporale di seconda classe Andrés de Jesús Quero durante una sparatoria nella città di Puerto Caballo. Incurante del pericolo, l’uomo di chiesa si rende protagonista di un gesto dall’enorme carico valoriale e dall’essenziale umanità.
Lì, in quell’esatto istante e in quel preciso luogo, si trovava anche Hector Rondón Lovera, fotografo originario di Caracas inviato dal quotidiano venezuelano “La Republica” a documentare gli strascichi di una ribellione già soppressa, quella del Porteñazo. La rivolta di matrice militare fu di breve durata anche se estremamente violenta e sanguinosa. La nuova carta costituente era in vigore da solamente un anno ma l’intero paese era attraversato da venti sediziosi. Questi si tramutarono in due tentativi di golpe, l’ultimo dei quali ebbe luogo dal 2 al 6 giugno 1962.
Rondón di fatto le forze governative impegnate nella repressione della rivolta armata nella base navale di Puerto Cabello, sulla costa centrale venezuelana. Improvvisamente la squadra di cui faceva parte anche il fotografo finì sotto i colpi letali di due o più cecchini. I soldati riportarono delle ferite gravissime, alcune delle quali si rivelarono essere mortali. Rondón dovette sdraiarsi dietro una parete per non incontrare la furia dei fucili di precisione.
In seguito racconterà di non aver ben compreso la dinamica che lo spinse a scattare la foto: “Mi immobilizzai pancia a terra per quarantacinque minuti… rimasi appiattito contro il muro mentre volavano proiettili quando apparve il prete. La verità è che non so esattamente come riuscì a scattare quelle foto, steso a terra in quelle condizioni. Un colpo ferì gravemente un caporale, il quale fece in tempo ad alzare la mano una volta a terra. Il cappellano senza pensarci due volte corse verso di lui, raccogliendolo malconcio dall’asfalto trivellato. Scattai la foto nel momento in cui Padilla rivolse il suo sguardo nella presunta direzione dei cecchini”.
Secondo la testimonianza di Rondón, dopo l’azione del prete i cecchini interruppero la raffica di fuoco. Padilla quindi ebbe il tempo di offrire l’estrema unzione ai presenti, oramai in fin di vita. La fotografia parla di umanità, un forte senso di generosità e altruismo che in barba alle avvisaglie del pericolo cerca di manifestarsi in tutta la sua fermezza.
L’immagine è resa ancora più iconica ed intensa da dettagli assolutamente casuali. Vedasi l’attività in sottofondo che sul cartello riporta la dicitura “carnicería”, che in italiano si traduce con “macelleria” e non di rado con “carneficina”. Il parallelo accentua l’orrore della scena.
Per la foto scattata il 4 giugno 1962, intitolata “Aim from The Padre” (lett. “soccorso dal padre”) Hector Rondón Lovera vinse il World Press Photo of the Year e il Premio Pulitzer per la fotografia nel 1963. La rivolta militare contro l’esecutivo guidato da Rómulo Betancourt provocò la morte di 400 persone e più di 700 feriti.