Almanacco del 1° luglio, anno 1960: scade ufficialmente l’amministrazione fiduciaria italiana in Somalia. Con questo atto tramonta definitivamente la stagione del colonialismo italiano. Ma come mai a ben quindici anni dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale l’Italia possedeva ancora una colonia in Africa? Scopriamolo insieme.
L’acquisto della Baia di Assab, nel Corno d’Africa, del 1882 marca l’inizio della storia coloniale italiana. Il Bel Paese aveva cercato di ritagliarsi uno spazio fra le potenze coloniali maggiori, arrivando alle soglie della Prima Guerra Mondiale a possedere Eritrea, Somalia, Libia, la città di Tientsin e le isole del Dodecaneso, nel Mar Egeo. Nel 1936 la campagna d’Etiopia aveva portato alla conquista del paese africano e il suo inglobamento all’interno dell’Africa Orientale Italiana. Tuttavia, la sconfitta nel Secondo Conflitto Mondiale aveva comportato la perdita dell’impero coloniale. L’Etiopia riottenne l’indipendenza, Tientsin tornò alla Cina, il Dodecaneso alla Grecia, Eritrea e Somalia passarono sotto amministrazione britannica, mentre la Libia subì l’occupazione anglo-francese fino al 1951.
Nel 1949, tuttavia, l’Organizzazione delle Nazioni Unite decise il passaggio dell’ex colonia italiana della Somalia dal governo britannico a quella italiano sottoforma di “amministrazione fiduciaria dell’ONU”. Questa formula costituiva l’evoluzione del “mandato della Società delle Nazioni” del primo dopoguerra, termine comprendente tutti quei territori appartenenti alle potenze sconfitte nella Prima Guerra Mondiale che la Società delle Nazioni, l’antenato dell’ONU, aveva affidato alle potenze vincitrici (principalmente Francia e Gran Bretagna) con lo scopo di condurli verso la modernizzazione e verso l’indipendenza. Una sorta di escamotage per coprire nuove velleità coloniali, dato che la maggior parte di queste aree non otterrà sovranità giuridica fino agli anni Sessanta.
Questo particolare status giuridico venne ripreso anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con un’altra denominazione. Si confermarono in gran parte i vecchi mandati ai precedenti possessori, con però alcune eccezioni. Una di queste fu proprio l’amministrazione fiduciaria italiana in Somalia. Un’eccezione nell’eccezione se consideriamo anche il fatto che si trattava dell’unica concessione fatta ad un paese uscito sconfitto dal Secondo Conflitto Mondiale.
Il governo italiano iniziò formalmente il 1° aprile 1950. I confini della regione affidata all’Italia ricalcavano quelli della vecchia colonia somala. L’amministrazione era retta da un governatore di nomina presidenziale, che aveva anche il supremo comando delle forze armate e delle forze dell’ordine. A partire dal 1956, inoltre, il governatore italiano fu affiancato sulle questioni interne da un primo ministro somalo. L’inno utilizzato era il Canto degli Italiani, mentre alla bandiera italiana era affiancata speso quella delle Nazioni Unite, così come lo stemma repubblicano italiano era spesso accompagnato da quello somalo.
Come detto in apertura, l’ultima avventura coloniale italiana durò solamente dieci anni. Il 1° luglio 1960, il Tricolore ammainato a Mogadiscio marcava la fine dell’amministrazione fiduciaria in Somalia e della storia coloniale italiana. L’ex Somalia italiana otteneva l’indipendenza e, unendosi all’ex Somalia britannica, l’attuale Somaliland, costituiva la Repubblica somala.