Almanacco del 28 giugno, anno 1914: a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, l’arciduca ereditario d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando d’Asburgo-Lorena e la moglie Sofia sono vittime di un attentato. A sparare è un giovane studente serbo, Gavrilo Princip. Questa è la celeberrima goccia che fece traboccare il vaso, il casus belli che fa detonare la Grande Guerra. Ma quali motivazioni spingono quel ragazzo di appena vent’anni a compiere un gesto tanto grave? E perché proprio quell’atto innesca l’effetto domino che degenera nel conflitto mondiale?
Alle soglie della Prima Guerra Mondiale, l’Europa si trova divisa in due alleanze contrapposte. Da una parte vi è la Triplice Intesa, composta da Russia, Francia e Gran Bretagna. Dall’altra vi è la Triplice Alleanza, formata da Germania, Austria-Ungheria e Italia. La tensione fra i due blocchi è altissima e basta veramente poco perché tutto degeneri in guerra aperta.
E già nel 1908 il Vecchio Continente ci era andato abbastanza vicino. Quell’anno, infatti, l’Impero Austro-Ungarico degli Asburgo annette la Bosnia-Erzegovina, una regione dei Balcani centro-occidentali popolata da serbi, croati e bosgnacchi musulmani. Vista l’importante percentuale di componente etnica serba, questo territorio è oggetto delle brame irredentiste della Serbia. Un regno piccolo, ma spalleggiato dal grosso e potente cugino slavo, la Russia. Per diversi mesi le diplomazie europee sono in fermento. Nessuno vuole cedere nulla. Tuttavia, grazie all’azione diplomatica della Germania, che sosteneva l’alleato austro-ungarico, la Russia si trova isolata e alla fine deve cedere, riconoscendo l’incameramento della Bosnia nei possedimenti asburgici.
La guerra è dunque evitata, ma con un notevole peggioramento dei rapporti fra i due schieramenti. Inoltre, il già precario equilibrio all’interno del multietnico Impero Austro-Ungarico è ulteriormente scosso da questa annessione. Viene ad incrementarsi in maniera importante la componente slava, che non gradiva assolutamente il dominio austro-magiaro all’interno dell’impero. Inoltre, alimenta ulteriormente il risentimento nazionalista serbo. Nel 1911 nasce la Mano Nera (Crna Ruka), una società segreta terroristica che ha come obiettivo la creazione di una Grande Serbia comprendente anche la Bosnia.
Nel giugno 1914, l’arciduca ereditario al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando decide di compiere un viaggio in Bosnia. Lo scopo è quello di far conoscere meglio la dinastia regnante alla popolazione della regione di recente conquista e in questo modo legarla maggiormente a Vienna. Per i terroristi della Mano Nera quello è il momento propizio per un’azione di forza per palesare le proprie ambizioni indipendentiste. E quale azione migliore se non l’uccisione del rampollo dei detestati Asburgo. Bisogna sottolineare che l’assassinio di capi di stato o di governo é uno strumento di pressione assai utilizzato fra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La Mano Nera si mette in contatto con alcuni irredentisti serbo-bosniaci raggruppati nell’organizzazione Giovane Bosnia (Mlada Bosnia), di cui fa parte lo stesso Gavrilo Princip. E proprio lui è uno dei prescelti a compiere l’attentato.
Il 26 giugno 1914 scatta il piano. Francesco Ferdinando e la moglie visitano la città a bordo di un autovettura decapottabile, in modo da salutare la folla accorsa a vederli. Inizialmente, si prevedeva il lancio di una bomba contro l’automobile dei due coniugi reali. Il progetto viene messo in atto da un collega di Princip, ma senza successo perché l’ordigno non colpisce la vettura reale. L’arciduca allora decide un cambio di programma sul percorso da compiere, ma il corteo si imbottiglia in una strada laterale e si ferma per fare marcia indietro. Tutto ciò accade a pochi passi da Princip, che se ne stava andando sconsolato per l’insuccesso del primo attentato. Lo studente serbo non si lascia sfuggire l’occasione: sfoderata la pistola, spara all’arciduca e alla moglie. La corsa disperata in ospedale è vana. I due coniugi moriranno poco dopo.
La notizia comincia a fare il giro del mondo. Da Vienna capiscono che l’occasione sia troppo ghiotta per non sfruttarla. Possono infatti sbarazzarsi della Serbia, fastidiosa spina nel fianco, nonché quinta colonna russa nei Balcani. Ricevuto l’approvazione dell’alleato tedesco, inviano un ultimatum inaccettabile a Belgrado e un mese esatto dopo dichiarano guerra alla Serbia dopo che questa non ha accolto tutte le richieste avanzate. Cominciava in questo modo ufficialmente la Prima Guerra Mondiale.
Ma che fine fa Gavrilo Princip? Tenta di suicidarsi con il cianuro subito dopo l’attentato, ma non ci riesce e perciò è tratto in arresto dalla polizia austriaca. Di norma la condanna per un tale crimine sarebbe stata la pena di morte, ma all’epoca dei fatti la giurisdizione imperial-regia vietava la pena capitale ai minori di 21 anni. Venne condannato a venti anni di carcere duro, dove troverà la morte nel 1918.