Come procede con i vostri personali buoni propositi? Esatto, quelli che tra lenticchie e spumante vi siete promessi di rispettare all’inizio dell’anno. Beh, se ci assomigliate un pochino, allora anche quest’anno avete mentito a voi stessi. Tuttavia la tradizione dei buoni propositi è molto più antica di quanto si possa comunemente immaginare: questa affonda le sue radici a più di 4.000 anni fa.
Si pensa che già i babilonesi amassero porsi degli obiettivi per il nuovo anno che, a differenza nostra, scattava a metà marzo, ovvero con il completo rinascere della Natura e quindi con la primavera. La cultura mesopotamica però era molto più umile della nostra: le persone allora promettevano di saldare ogni debito contratto durante l’anno passato. Questa “promessa” era presa davvero sul serio.
I babilonesi pensavano che rispettare un buon proposito sarebbe stata cosa gradita agli Dei, mentre il contrario li avrebbe mandati su tutte le furie. Procedendo di qualche millennio, citiamo i nostri amatissimi romani. Essi, per suggellare i buoni propositi, si rivolgevano a Giano bifronte, divinità legata all’inizio e alla fine, al passato e al futuro.
Nell’epoca medievale i cavalieri facevano proprio il cosiddetto “voto del pavone” (dal francese “les voeux du paon”). Con questo giuramento ci si impegnava a mantenere i modi cavallereschi, cercando di correggere quanto sbagliato nell’anno passato. Era un modo carino per lavarsi le mani a fine anno e dire “quel che è fatto è fatto, l’anno prossimo andrà sicuramente meglio…”.
L’ebraismo non è svincolato dalla tradizione dei buoni propositi, anzi, tutt’altro. I 10 giorni che vanno dal “Rosh haShana” allo “Yom Kippur” sono anche detti 10 giorni penitenziali, tempo utilizzato dal popolo di fede ebraica per riflettere sui propri errori, sulla strada da intraprendere per migliorarsi e sul perdono.
Come abbiamo visto, ogni anno portiamo avanti (forse inconsapevolmente) una tradizione ultramillenaria. Con queste parole speriamo di aver restituito un po’ di dignità ai buoni propositi per l’anno che verrà. In qualche modo questa è stata un’opera pia e il nostro, anche per quest’anno, l’abbiamo fatto.