La notizia di oggi è leggermente diversa dal solito. Parleremo infatti di una cosa abbastanza insolita: gli errori archeologici. In particolare racconteremo di come, 23 anni dopo la scoperta della Lead Lady di Nijmegen, rinvenuta nel 2001, siano arrivate particolari smentite da studi di accertamento sulle ossa della donna romana.
Procediamo con ordine. Iniziamo dall’analisi errata di circa venti anni fa. Nel 2001, a Nijmegen, tranquilla città dei Paesi Bassi nella provincia di Gheldria, emersero, da uno scavo archeologico, dei resti molto interessanti. Si trattava di una sepoltura romana con al suo interno una donna, soprannominata appunto “Lead Lady“.
Il fasto e la grandezza della bara di piombo portarono subito a pensare che si trattasse di una personalità importante dell’epoca. Una donna di spicco della variegata comunità romana. Oggi, a distanza di un ventennio, analisi approfondite, smentiscono alla radice quanto ipotizzato nel lontano 2001.
Gli studi di questo periodo sottolineano infatti varie incongruenze: innanzitutto la bara è 20-30 cm più grande del necessario. Anche per le famiglie più benestanti era uno spreco inaccettabile. Le bare all’epoca si facevano inoltre spesso su misura. Ergo si tratta di una bara riutilizzata, dato anche che l’iscrizione era rivolta sul lato opposto a quello canonico e che la copertura era una tegola molto umile.
Oltre questo, dall’analisi dei denti, che come al solito si conservano molto meglio e più facilmente del resto del corpo, emergono particolari interessanti. Enormi segni di usura lasciano pensare ad una donna che svolgesse dei lavori che comportavano l’utilizzo dei denti, come la lavorazione delle pelli.
Per concludere anche le vertebre dorsali hanno forti segni di usura e si trovavano in cattivo stato, con evidenti segni di artrosi. Si tratta quindi, molto probabilmente, di una donna che lavorava per una famiglia ricca e che da questa ebbe una sepoltura degna, ma quasi non di sicuro di una donna ricca di famiglia o di una grande importanza sociale. Ma sbagliare è umano, capita a tutti, anche agli archeologi a quanto pare.