Tutti avevano il presentimento che nel sottosuolo del quartiere Sanità, a Napoli, si trovasse qualcosa di grande. Le sensazioni erano giuste e una ricerca, condotta grazie all’utilizzo dei raggi cosmici, ha confermato quanto pensato. Un’antica tomba greca sotterranea di circa 2.500 anni è stata rinvenuta, scaturendo reazioni di ogni genere nel mondo dell’archeologia.
Il quartiere Sanità a Napoli non è nuovo a questi ritrovamenti. Basti pensare all’Ipogeo dei Cristallini, un fantastico, per non dire mozzafiato, esempio di arte e architettura ellenica, riaperto al pubblico solo di recente. Ma la nuova scoperta, sulla quale vogliamo concentrarci quest’oggi, potrebbe essere potenzialmente illuminante, per svariati motivi che tra poco elencheremo.
A riportare la scoperta è stata la rivista scientifica “Scientific Reports”, essa afferma come la tomba greca (che in realtà sembra appartenere ad un complesso molto più grande ma ancora inesplorato) fosse luogo di preghiera per i cristiani perseguitati durante l’epoca romana. Per queste ragioni i ricercatori hanno rinvenuto anche delle vere e proprie catacombe cristiane del II o III secolo d.C.
Lo studio sottolinea come in realtà i ricercatori avessero delle conoscenze preliminari sul sito, ma mai prima d’ora erano riusciti a dissetare la loro curiosità. Tecniche all’avanguardia, come quella dei raggi cosmici, hanno permesso l’osservazione dell’ipotetico complesso sepolcrale senza aver bisogno di condurre degli scavi invasivi.
L’utilizzo della Muografia (acquisizione di immagini digitali attraverso lo sfruttamento dei muoni, ovvero particelle subatomiche di cui possiamo tracciare il percorso) è stata di grandissimo aiuto. I vuoti sotterranei, anche quelli sconosciuti ai ricercatori, sono spuntati fuori all’improvviso, confermando quanto ipotizzato fino a poco tempo addietro. Il complesso dovrebbe risalire all’epoca di Cuma (fondata nel 740 a.C. circa).
La città di Napoli continua a riservare sorprese archeologiche al di fuori di ogni immaginazione. Ulteriori studi e ricerche potrebbero farci scoprire molto più di quanto già sappiamo del passato greco della città partenopea.