Almanacco del 4 giugno, anno 1920: nel palazzo del Gran Trianon di Versailles l’Ungheria firma il trattato di pace con le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale. Lo stato magiaro subisce una notevole mutilazione territoriale a favore dei suoi vicini. La sua estensione superficiale si riduce di circa 2/3, la sua popolazione scende da 19 a 7 milioni e perde il prezioso accesso al mare adriatico. Ma perché una simile punizione?
Allo scoppio della Grande Guerra, l’Ungheria è una delle due nazioni che compone il bicipite Impero Austro-Ungarico. Si tratta di una monarchia federale in cui i due stati che lo costituiscono condividono il monarca (l’imperatore asburgico), la politica estera, fiscale e militare. Ed è proprio l’Austria-Ungheria a dichiarare guerra alla Serbia nel luglio 1914, avviando l’effetto domino che porta alla deflagrazione della guerra.
Da quel conflitto, però, l’Austria-Ungheria ne esce sconfitta e quella disfatta ha un effetto ancor più distruttivo. La monarchia austro-ungarica è infatti uno stato multietnico in cui le etnie dominanti, quella austro-tedesca e quella magiara, non sono più la maggioranza assoluta nei rispettivi stati. Molti quindi vedono la débacle nella guerra come la possibilità di affrancarsi dal dominio di Vienna e di Budapest. Per tentare di salvare il salvabile, nel novembre 1918 il governo ungherese secede dall’Austria ponendo quindi fine alla monarchia federale.
Le speranze di mantenere l’integrità territoriale, però, si scontrano con le velleità delle potenze vincitrici e soprattutto con i Quattordici punti del presidente USA Woodrow Wilson. Uno di essi si esprimeva a favore dell’autodeterminazione dei popoli: ciò significava ridisegnare la cartina d’Europa rispettando la divisione etnica del continente. E tale principio guida le trattative di pace nel Trianon, nonostante le proteste di Budapest.
L’Ungheria dunque cede la Transilvania, a maggioranza rumena, alla Romania. La Croazia, la Slavonia e la Vojvodina al nascente Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (la futura Jugoslavia). La Slovacchia e la Rutenia subcarpatica alla nascente Cecoslovacchia e il Burgerland all’Austria. La città di Fiume rimane invece in uno stato giuridico indefinito, in quanto sottoposta all’occupazione dal 1919 delle truppe irregolari di D’Annunzio. Sarà annessa definitivamente all’Italia con il Trattato di Roma del 1924.
Lo stato magiaro viene sostanzialmente ridotto alla sola pianura pannonica attorno al medio corso del Danubio, in sostanza i confini che ha ancora oggi. La durezza delle condizioni imposte riscuote accesi risentimenti e volontà di rivincita nella popolazione ungherese. Il Trattato di Trianon si inserisce perfettamente nel quadro di eccessiva velleità punitrice da parte delle potenze vincitrici della guerra. L’accordo di pace con Budapest, infatti, non si discosta molto da quello inflitto alla Germania. Un trattato che, però, a differenza di quello del 4 giugno 1920, avrebbe avuto effetti deleteri sulla storia successiva, in quanto pose le basi per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.