Almanacco del 2 giugno, anno 1780: in tutta Londra esplodono delle violente proteste anticattoliche a seguito dell’emanazione del Catholic Relief Act. La legge, promulgata dal moderato George Savile, andava a limitare le discriminazioni civili poste in atto da precedenti provvedimenti legislativi, il più importante dei quali era il Popery Act del 1698. Il movimento di dissenso prese nome dal suo principale ispiratore, lord George Gordon.
Gli anni che vanno dal 1773 al 1780 furono molto complicati per la corona britannica. Nel ’73 le colonie americane si rivoltarono contro la madrepatria. Tre anni dopo esse proclamarono l’indipendenza, vincendo nel ’77 la simbolica battaglia di Saratoga e avvicinandosi pericolosamente alla Francia, rivale numero uno per il Regno Unito nello scacchiere mondiale. Suddetti eventi influenzarono le dinamiche di politica interna. Fu importante all’epoca regolamentare la questione irlandese. Temendo un’invasione francese dalla cattolica Irlanda, il governo di Londra cercò di “riavvicinarsi” ai cugini. In tal senso si procedette per l’abolizione del Bill of Text (esclusione per gli irlandesi dal diritto di esercitare pubbliche funzioni in Gran Bretagna) e della promulgazione del già citato Catholic Relief Act.
Da qui si spiega l’origine delle rivolte. La legge affrancava dall’oppressione civile tutti quei cattolici che avevano (o che avessero) giurato fedeltà alla corona britannica. Tali sudditi avrebbero dovuto rinunciare, al contempo, alla giurisdizione papale nelle cause civili (uno dei fondamentali giuridici per i papisti più intransigenti). La proposta di legge entrò in vigore il 3 giugno 1778 nelle sole Inghilterra e Galles. Prime avvisaglie di incertezza e disordine si verificarono quando, l’anno successivo, Londra propose di estendere il Catholic Relief Act in Scozia. I presbiteriani scozzesi diedero vita a pesanti tumulti nelle città di Edimburgo e Glasgow, fornendo un precedente agli anglicani britannici, che li seguirono a ruota alla fine del 1779. Presidente del comitato contro la “legge Savile” fu lord George Gordon, eccentrico conservatore che sedette alla Camera dei Comuni dal 1774 fino al 1780.
Gordon convocò per il 2 giugno 1780 una manifestazione in piazza Saint George, nel quartiere di Southwark. Per l’occasione si raccolsero 44.000 firme, volte all’abrogazione dell’osteggiata “legge Savile”. La petizione raggiunse il Parlamento, il quale ne decretò la discussione in data 6 giugno. La scelta di attendere quattro giorni per la discussione parlamentare fece infuriare i manifestanti, convinti che le loro istanze non fossero prese abbastanza sul serio. La rivolta quindi si espanse per le principali arterie londinesi. I riottosi incendiarono le cappelle delle ambasciate a rappresentanza dei paesi di fede cattolica (nella capitale le chiese cattoliche erano vietate dal XVII secolo). I manifestanti presero d’assalto e distrussero parzialmente le ambasciate del Regno di Sardegna e dell’Elettorato di Baviera.
I disordini proseguirono in tutta il loro impeto fino al 9 giugno. Episodi ragguardevoli furono l’assalto all’Old Bailey, una delle prigioni più grandi di Londra; l’incendio della sontuosa residenza Mansfield, appartenente all’omonimo conte, esponente liberale del partito whigs. Il 7 giungo (Black Wednesday, Mercoledì Nero) la rivolta raggiunse il suo acme. Le fiamme che dalla distilleria Langdale raggiunsero gli immediati dintorni e l’attacco alla Banca d’Inghilterra causarono quasi 200 vittime tra morti e feriti. Durissima, solo a quel punto, la repressione delle forze dell’ordine. Polizia e giubbe rosse dell’esercito, con l’ordine di sparare ad altezza uomo, fecero registrare 285 morti e 173 feriti tra i manifestanti. 450 finirono in carcere, 160 a processo, di cui 62 andarono contro la pena capitale.
Lord Gordon non sfuggì al processo, andato in scena nell’ottobre del 1781 alla Corte del Banco del Re. Ne uscì assolto, poiché l’avvocato difensore dimostrò la non volontarietà dietro l’organizzazione e l’evoluzione violenta della sommossa. Nelle parole di Jacques Godechot, storico francese dello scorso secolo, si evince l’importanza e la centralità che gli eventi fin qui descritti rappresentarono all’epoca. Grandissimo era il timore che la rivolta prendesse le sembianze di una rivoluzione cittadina, poi rurale poiché “molti contadini erano stati privati delle loro terre e ridotti alla condizione di braccianti. Si temette una sollevazione di questi braccianti agricoli contro i grossi proprietari terrieri, sollevazione che avrebbe assunto l’aspetto di una ‘jacquerie‘“.