Antonio de’ Medici privato del suo nome, del suo rango e di ogni suo possedimento fu la vittima degli intrighi di corte della sua famiglia. Conosciuto per la sua curiosità per le scienze e l’amicizia con Galileo Galilei, il giovane nobile avrebbe dovuto avere tutt’altra fame e tutt’altro futuro. La crudeltà di cui fu vittima d’altronde non era inconsueta nelle corti del Rinascimento italiano.
Antonio figlio del granduca di Toscana Francesco I e della veneziana Bianca Cappello, rimase orfano all’età di 11 anni, nel 1587. La loro morte apparì dubbia e il primo ad essere sospettato fu il fratello di Francesco e cardinale, Ferdinando de’ Medici. Il cardinale com’era ben noto, nutriva acredine nei confronti della seconda moglie del fratello, con cui i rapporti del resto si fecero sempre più tesi.
Diffusasi la notizia della morte per via di una malattia epidemica che aveva colpito i due coniugi, i dubbi non vennero fugati e il sospetto continuò ad alleggiare intorno la figura dell’eminenza. Ancor di più, quando anziché il suo legittimo erede, a succedere a Francesco I come granduca di Toscana fu proprio Ferdinando, che abbandonò la porpora e si sposò nel 1589. Gli intrighi di corte sembrarono dispiegarsi man mano.
Francesco I aveva riconosciuto Antonio come suo erede e si era prodigato affinché il re di Spagna gli concedesse il titolo di principe di Capestrano nel Regno di Napoli. La volontà del padre di vedere il proprio figlio succedergli era quindi inequivocabile.
Il non più cardinale Ferdinando allora dovette ricorrere a un espediente per aggirare l’ostacolo: convocò il nipote per via dell’importante documentazione rinvenuta. Le carte che presentò ad Antonio rivelavano che egli non era in realtà figlio di Bianca e Francesco, bensì di una popolana. Bianca l’avrebbe preso con sé per soddisfare il desiderio del marito di avere un erede maschio. Tale documentazione, ovviamente, era falsa.
Antonio de’ Medici, sparito anche il testamento, venne così privato di ogni cosa: del suo cognome, dei suoi beni e del suo titolo. Lo zio gli concesse comunque un vitalizio in quanto membro della famiglia e gli impose di entrare nell’ordine dei cavalieri di Malta, una volta maggiorenne. In questo modo Antonio non avrebbe potuto generare discendenti legittimi, così nessuno avrebbe potuto avanzare rivendicazioni. Afflitto da una salute cagionevole poté continuare a condurre però una vita agiata, distinguendosi per il valore nelle diverse missioni affidategli. Si dedicò soprattutto agli studi privati e la sperimentazione, passione che lo portò a stringere amicizia con Galileo Galilei. Fino alla fine dei suoi giorni servì con estrema lealtà la dinastia che lo aveva tradito, non mettendo mai in discussione l’autorità di suo zio Ferdinando nonostante le chiare macchinazioni e i sotterfugi da quest’ultimo messi in atto.