Sono poche le persone al mondo che possono dire, con un buon grado di certezza, di non aver mai maneggiato o avuto a che fare con un tipo specifico di vite. Questa ha un nome specifico ed un brevetto che ne delinea le caratteristiche essenziali: “Vita Cava Esagonale” con gambo a “Torciglione”. Detta così, in termini specifici, non c’è traccia alcuna di familiarità o dimestichezza. Le cose mutano sensibilmente se ci riferiamo a tali oggetti con un’altra espressione: viti a brugola. Ecco, vi dico che dietro il nome di questi oggetti tanto comuni quanto essenziali c’è una persona, o meglio, ci fu un uomo, un imprenditore di successo, un ingegnoso inventore chiamato Egidio Brugola. Quella che segue è la sua storia.
Egidio Brugola nasce a Lissone all’alba del XX secolo, esattamente il 1° settembre 1901. Di estrazione piccolo borghese, Egidio passa la prima giovinezza tra libri e attrezzi. Sono soprattutto quest’ultimi a destare in lui curiosità e voglia d’apprendimento. Fino a 25 anni lavora in un’officina meccanica, poi decide di mettersi in proprio, facendo dei termini “necessità” e “inventiva” i cardini attorno ai quali far ruotare la sua attività. Nella sua Brianza vuole produrre viti e bulloni, rifacendosi ad un modello preesistente, noto come “Allen keys and screws”, brevettato nel primissimo Novecento in America.
Con questo intento nasce nei ruggenti anni ’20 la OEB, che sta per “Officine Egidio Brugola”. In seguito l’imprenditore ricorderà quella prima esperienza come la sua “fabbrichetta“, celando maldestramente dietro un nomignolo la gigante portata innovativa e rivoluzionaria dell’accaduto. Le viti americane (subito riprodotte in Germania e in Francia, ma senza spirito riformatore) ispirano parecchio Brugola, il quale vuole replicarne l’elasticità, potenziandone tuttavia la capacità di resistenza e serraggio. Tale miglioria potrebbe rendere le sue viti perfette per l’industria automobilistica, in dirompente ascesa.
L’intuizione non è solo buona, ma perfetta nei tempi e nei modi. Sempre più richieste provengono dai vari acquirenti industriali, così la fabbrica di Lissone, impiantata in una vecchia corte di campagna, aumenta esponenzialmente la produzione. Brugola è un direttore scaltro, ma nel senso buono del termine. Sa che dietro una buona opera c’è sempre una serena condizione lavorativa. L’imprenditore da letteralmente da mangiare ad un centinaio di operai con famiglie, istituisce un servizio di mensa gratuito, mentre ai responsabili industriali elargisce mezzi come motorini ed auto. Il rapporto umano viene prima di tutto ed è questa la chiave (a brugola…) del successo.
La guerra travolge tutti, anche Brugola, che è costretto dal regime a riconvertire in senso bellico la sua fabbrica di viti. Episodi di brutale violenza colpiscono l’imprenditore. Due dei suoi operai, accusati di partigianeria, vanno incontro alla fucilazione durante gli anni della Resistenza. Passati i torbidi della guerra, Brugola si presenta all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e registra la sua invenzione nel 1945. L’uomo farà in tempo a vedere la crescita industriale della sua attività durante i primi anni del boom economico, spegnendosi purtroppo all’età di 58 anni, nel 1959.
Lissone pianse la perdita di una persona geniale, in grado di dare fama mondiale alla città brianzola. Ancora oggi una targa nel centro commemora quella personalità progressista, avveduta nei modi ma dall’intraprendenza spregiudicata. Prima di morire Egidio stipulò accordi con due delle case automobilistiche più grandi del mondo, Volkswagen e Ford, divenendo il loro primo fornitore. La “fabbrichetta” delle origini svestì i panni della modestia, tramutandosi in un colosso del settore. Ancora oggi l’OEB esiste ed è di proprietà della famiglia Brugola, anche se non produce più viti a brugola dagli anni ’90. Questa non è solo la storia di un uomo bravo a captare la necessità e renderla un proprio vanto, questa è un inno all’innovazione, alla finezza, al genio dell’essere umano.