Una bella notizia per l’archeologia proviene dalla Germania, precisamente dal Museo August Kestner, situato nella città di Hannover. Una preziosissima Oinochoe protocorinzia del VII secolo a.C. torna finalmente a casa, nella sua Grecia, dopo un lungo periodo di lontananza iniziato nel 1943 con l’occupazione nazionalsocialista dello stato ellenico. Ad annunciare il rimpatrio, avvenuto nello scorso aprile, una nota congiunta firmata dal Ministero della Cultura tedesco e dall’ambasciata greca con sede ad Amburgo.
Difficile comprendere la portata dell’avvenimento senza sapere cosa sia una Oinochoe (dal greco antico οἰνοχόη oinokhòē, da οἶνος-òinos “vino” e χέω-khèō “versare”) o cosa sia accaduto in Grecia durante gli anni dell’occupazione dell’Asse, iniziata nel 1941 con la messa in atto dell’Operazione Marita.
Partiamo dal primo punto. Essenzialmente una Oinochoe è un vaso, per certi versi simile ad una brocca, utilizzato nell’antichità per versare liquidi quali vino o acqua. Esistono prototipi della brocca risalenti addirittura all’epoca pre-ellenica, realizzati prevalentemente in terracotta. Allo stesso modo gli archeologi hanno rinvenuto nel corso degli ultimi decenni un numero significativo di esemplari in metallo. Le Oinochoe sopravvissute alle intemperie del tempo variano di forma e ordine stilistico. Tuttavia si può generalizzare asserendo come una brocca “standard” (termine da prendere con le pinze) abbia un corpo ovale, detenga un’unica ansa e si sviluppi in verticale per 30/40 cm. Gli esperti hanno catalogato tutte le Oinochoe fin qui scoperte in 10 categorie. Quella di nostro interesse, sottratta alla Grecia durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, è di tipo protocorinzio (una delle più rare). Maestranze greche la realizzarono tra il 620 e il 600 a.C.
Nella speranza di avervi reso partecipi dell’incredibile rilevanza storica, artistica e culturale del manufatto, mi concentro adesso sul suo recente passato, in primis turbolento e confuso, successivamente ben delineato poiché documentato. Nel 1943 degli operatori militari tedeschi di stanza sull’Istmo di Corinto ritrovarono la brocca. Questi la spedirono in Germania, accompagnata da una lettera in cui si descriveva l’oggetto. La dicitura era “Oinochoe trilobata con coperchio. Datata VII o VI secolo a.C. Conserva tracce di decorazione dipinta intorno al collo”.
Non è ben chiaro come, ma intorno agli anni ’70 il vaso vinario finì nelle mani del professor Hannfritz Putzer. L’esperto geologo, detentore della cattedra di geologia nell’Università di Hannover, la consegnò al Museo August Kestner nel 1986. Presso quest’ultimo il reperto è rimasto in esposizione, con Atene che negli ultimi anni ne ha richiesto il rimpatrio. Esaminando la storia dell’antichissima brocca, una commissione investigativa greco-tedesca ha affermato come la detenzione in Germania fosse illegittima e come il reperto andasse prontamente riconsegnato.
L’attuale ministro greco della cultura, Lina Mendoni, ha così commentato l’esito positivo della vicenda: “Il Museo August Kestner si unisce al gruppo di musei internazionali che negli ultimi anni hanno compiuto grandi sforzi per indagare le questioni relative alla provenienza dei manufatti nelle loro collezioni. Questi [sono] musei i cui funzionari hanno il coraggio di pubblicizzare i risultati delle loro ricerche e restituire alla Grecia gli oggetti che hanno stabilito essere collegati ad atti illegali”.
“Lo Stato greco ha compiuto sforzi sistematici per localizzare e rimpatriare le antichità che erano state saccheggiate dalle forze di occupazione. Questo impegno instancabile continua ancora oggi da parte della competente Direzione per la Documentazione e la Tutela dei Beni Culturali del Ministero della Cultura. I musei come quello di August Kestner che assumono tali iniziative sono nostri preziosi alleati in questo sforzo.” – conclude il ministro.